giovedì 18 dicembre 2014
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«È abnorme brevettare qualcosa che deriva dalla manipolazione del corpo umano»: lo afferma il giurista Francesco D'Agostino, presidente emerito del Comitato nazionale per la bioetica, commentando la decisione della Corte di giustizia europea. D'Agostino precisa che qualcosa per essere brevettabile deve passare attraverso un procedimento tecnologico e deve essere frutto d'ingegno. «Tecnicamente quindi – spiega – se si manipola geneticamente un ovocita all'interno di una ricerca possiamo parlare sicuramente di frutto di ingegno ed è possibile chiedere il brevetto. Il problema è che brevettare qualcosa che deriva dal corpo umano è assurdo, rischia di creare discriminazione tra le persone e contenziosi». Una considerazione che prescinde «dalle critiche che si potrebbero fare sulla ricerca scientifica legata alla manipolazione degli ovociti», precisa D'Agostino. In questo caso, «il problema della brevettabilità di ovociti manipolati a fini non procreativi» è quello di consentire il copyright su «parti del corpo umano, che apre scenari terribili».
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