lunedì 11 novembre 2013
Roma, non si placa la polemica dopo le affermazioni dell’assessore regionale che ha definito «grumi di materia» i bambini abortiti. ​Il settimanale "Roma Sette": parole incompatibili con la cultura. Il Vicariato di Roma: silenzi istituzionali sul caso Ravera. (Luca Liverani)
LA VICENDA «I feti da seppellire? Grumi di materia»​
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Non si placa la polemica scatenata da Lidia Ravera con le sue dichiarazioni sprezzanti sui bambini morti in gravidanza, definiti «grumi di materia». In attesa che martedì venga calendarizzata l’interrogazione in Consiglio regionale all’assessore alla Cultura del Lazio - presentata da Olimpia Tarzia della Lista Storace e sostenuta da tutti i gruppi di opposizione, tranne M5S - sul caso interviene Roma Sette, il settimanale diocesano, che definisce «incompatibili con la cultura» le «affermazioni aberranti» della scrittrice prestata alla politica. Sottolineando i «silenzi assordanti» del governatore Nicola Zingaretti. E l’ex sindaco Alemanno rivendica l’istituzione anche a Roma di un Cimitero degli Angeli.A firmare l’editoriale è il direttore del sito di informazione www.romasette.it e responsabile di Roma Sette, Angelo Zema. Il settimanale domenica in allegato a Roma con Avvenire giudica l’intervento «un profluvio di parole che avremmo volentieri ignorato se a pensarlo e a metterlo on line, non fosse stata l’assessore alla cultura della Regione Lazio, Lidia Ravera». All’assessore si chiede: «Ma ha mai visto un’ecografia? Quelle manine che si muovono a due mesi e mezzo appartengono a un "grumo"?». Il foglio diocesano di Roma ricorda come l’assessore abbia definito le donne colpite dal lutto in gravidanza «animali al servizio della specie» che non sono riuscite «a portare a termine il loro dovere». «Ma non pensa minimamente – prosegue il commento – alla sofferenza delle donne che vivono l’aborto spontaneo di un figlio fortemente voluto? O nel bagaglio intellettuale di un certo orientamento, c’è spazio solo per sostenere una presunta autodeterminazione della donna, costi quel che costi, e per la derisione delle visioni altrui?». E aggiunge: «Da una donna, e da una donna che rappresenta le istituzioni, non ci aspetteremmo tali affermazioni aberranti, né silenzi assordanti da chi quell’istituzione rappresenta al vertice». Affermazioni giudicate «indifendibili e incompatibili con la cultura e con il valore, prezioso in ogni democrazia, del rispetto della dignità delle persone, in particolare dei soggetti più deboli».Dall’esternazione dell’assessore, apparsa il 4 novembre sull’Huffington Post, avevano già preso le distanze esponenti della giunta Zingaretti e della maggioranza. Sia l’assessore ai Servizi sociali, Rita Visini, che il vicepresidente della commissione Cultura, Cristian Carrara, si erano detti «assolutamente in disaccordo nella forma e nei contenuti», pur non condividendo la richiesta di dimissioni avanzata dal centrodestra. Lo stesso quotidiano on line su cui era comparsa l’invettiva aveva poi corretto il tiro ospitando i pareri del primario della clinica Mangiagalli di Milano, ginecologa non obiettore, Alessandra Kustermann, e della giornalista Allegra Salvadori, militante del Pd. Entrambe favorevoli al cimitero dei non nati e critiche sui toni della Ravera.Sullo spazio cimiteriale per i feti morti in gravidanza, per evitare loro il destino di rifiuto ospedaliero, è intervenuto anche l’ex sindaco della Capitale, Gianni Alemanno. «Durante la mia amministrazione ci siamo impegnati perché anche a Roma ci fosse un Giardino degli Angeli – ha ricordato – che oggi accoglie i bimbi morti in gravidanza», uno spazio di 600 metri quadri al cimitero Laurentino. E l’ex-vicesindaco Sveva Belviso difende le «famiglie provate da dure vicissitudini che non meritano derisione e furore ideologico».
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