mercoledì 11 maggio 2016
Il bambino si chiama "Desiderio": l'annuncio in un centro di fecondazione assistita.
Provetta-choc, partorisce a 70 anni in India
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Lo chiamano «un sogno realizzato», ma più che un sogno sembra un incubo. Permettere a una donna di 70 anni, in menopausa da due decenni, di diventare madre può venire in mente solo a un medico in cerca di clamore e di soldi. È quello che è accaduto in India, nel Centro nazionale infantile di fertilità e test in vitro di Hisar, 200 chilometri a nord-ovest di Nuova Delhi: Daljinder Kaur, originaria del Punjab, alcune settimane fa, dopo due tentativi falliti, ha partorito un bimbo grazie alle tecniche di procreazione artificiale. Il piccolo si chiama Armaan, che in indiano vuol dire «Desiderio». Un desiderio inseguito in 50 anni di matrimonio con Mohinder Singh Gill, 79 anni, e infine diventato «bimbo in braccio» grazie alla spregiudicatezza di medici che non badano all’età delle loro pazienti né al destino segnato da orfano che attende il neonato. Navigando sul sito dell’ospedale (www.nationalfertilitycentre.com) si apprende che il centro si fa un vanto di essere riuscito a far concludere la gravidanza a donne indiane «in età avanzata»: eufemismo per indicare ultrasessantenni, e altre 70enni come Daljinder Kaur. E le foto delle nonnine con in braccio bebè che anziché figli potrebbero essere tranquillamente pronipoti sono esibite con orgoglio e descritte come un «successo per l’India e per il mondo». Il massimo della soddisfazione è aver aiutato una donna di 66 a diventare madre di tre gemelli. Senza limiti, senza vincoli che non siano il desiderio di un figlio. Ma i limiti che la natura mette – primo fra tutti la menopausa – un senso ce l’hanno: permettere a un bambino di crescere con genitori ragionevolmente giovani, che possano accompagnarlo fino all’età adulta. Con chi vivrà il piccolo quando i suoi genitori-bisnonni non ci saranno più? Ai medici che hanno forzato senza ritegno le leggi del buon senso questo sembra non interessare. E in fondo nemmeno a madre e padre: «Non mi importa quello che la gente penserà. Il fatto che io sia stata benedetta con una maternità è ben più importante». Chissà come la pensa Armaan-Desiderio.
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