lunedì 21 luglio 2014
​Il ministero della Salute ha inviato i carabinieri per verificare le modalità utilizzate, a tutela  della salute e dei diritti della donna e del nascituro
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Gli annunci vengono fatti direttamente alle agenzie, se ci fosse bisogno di una conferma che l’intento è quello di dare massima visibilità all’accaduto. E l’accaduto è che ci sono – o meglio, ci sarebbero – già quattro gravidanze da eterologa attualmente in corso.Tre sarebbero a Roma, almeno secondo quanto sostenuto dall’associazione Coscioni. Che ha optato per l’anonimato delle coppie e dei medici coinvolti. Una, invece, a Milano, propiziata dal ginecologo Severino Antinori. Che – fa sapere, invece, con dovizia di particolari – nella sua clinica Matris ha accolto una coppia pugliese, con problemi di fertilità maschile e che per ben tre volte si era recata in Spagna senza successo. Risultato: l’ecografia conferma, avranno il primo figlio da eterologa in Italia. «Tutti aspettano le linee guida del ministero – spiega poi soddisfatto Antinori –, ma noi siamo andati avanti lo stesso, convinti che non siano altro che una scusa».Pioniere, dunque, un’altra volta. Al punto – visti i tempi – d’essersi messo in laboratorio già a poche ore dalla pronuncia della Consulta che ha cancellato il divieto di eterologa, lo scorso 10 giugno. Peccato che il ministro Lorenzin più volte nei giorni scorsi abbia precisato come, prevedendo la fecondazione eterologa nuove attività finora non autorizzate (in particolare la selezione del donatore dei gameti), quelle linee guida siano indispensabili per garantire la qualità e la sicurezza dei trattamenti effettuati sui pazienti. La materia è normata anche da un decreto (il 191 del 2007), in cui si prevede che «i controlli, compresi gli esami analitici, richiesti per i donatori (di cellule e tessuti umani, <+CORSIVOA>ndr)<+TONDOA> sono effettuati dalle strutture a tali fini specificamente individuate, autorizzate e accreditate secondo le modalità previste dalle regioni o dalle province autonome». Autorizzazioni che ancora mancherebbero. E per la cui violazione lo stesso decreto prevede sanzioni durissime.Come sono stati selezionati, dunque, i donatori nei presunti centri dove l’eterologa è stata già effettuata? Che test hanno effettuato, come verrà garantito (se verrà garantito) il loro anonimato? Sono stati retribuiti? Per accertarlo si muovono immediatamente i Nas, che poche ore dopo l’annuncio si presentano nella clinica milanese di Antinori per verificare le procedure adottate. Un gesto che manda su tutte le furie il ginecologo, pronto a querelare la Lorenzin: «È un atto intimidatorio del ministro. La querelerò per abuso d’ufficio», dice, per poi “liquidarla” come «un’integralista cattolica contraria alla libertà procreativa». Più tardi, però, si scopre che ad attivare i Nas non sarebbe stata affatto Lorenzin, ma il Comando dei Carabinieri per la tutela della Salute, che intervengono autonomamente laddove ravvedono ipotesi di irregolarità. E, cosa più importante, che di gravidanze ottenute con l’eterologa nella clinica milanese di Antinori non ci sarebbe traccia. Un bluff? A tarda serata contro replica del ginecologo: «Tutto vero. I Nas non potevano accertare la gravidanza perché sarebbe stata violazione della privacy».Il fronte pro-eterologa intanto si è attivato: «La sentenza della Consulta è stata chiara, il diritto ad avere un figlio è incoercibile», precisa Marilisa D’Amico, che ha sostenuto le ragioni del sì all’eterologa di fronte alla Corte Costituzionale. Di «rischi concreti senza norme di sicurezza» parla invece la vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera, Eugenia Roccella, che lancia un appello al governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, affinché intervenga per impedire situazioni «fuori dalle regole». Se si siano verificate davvero, resta un (ben costruito) mistero.
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