giovedì 4 settembre 2014
Limite di età per le donne (43 anni), gratuità con ticket, massimo 10 nati per ogni donatore. Lorenzin: ci vuole una legge. Galantino: si giustifica una selezione.
Nosiglia: norme sicure contro il Far west bioetico
SECONDO NOI Basta propaganda, serve una legge
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La Conferenza delle Regioni ha approvato giovedì all’unanimità le Linee guida sulla fecondazione eterologa messe a punto mercoledì da un tavolo di tecnici e assessori regionali alla Salute. Ora ogni Regione dovrà recepirle con delibere proprie, ma molte annunciano che lo faranno già dalle prossime ore.I governatori hanno, dunque, deciso di stabilire delle linee guida comuni, almeno in attesa che il Parlamento si decida a regolamentare la materia con una legge. «Le Regioni hanno mandato un segnale politico forte al Parlamento, a cui rivolgo un appello accorato perché legiferi», ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, in una conferenza stampa subito dopo la decisione. Che il ministro della Salute Beatrice Lorenzin definisce «saggia», perché evita che ci possano essere «ulteriori partenze in avanti senza una copertura, quindi c’è almeno un criterio uguale per tutti quanti». La Lorenzin si dice poi soddisfatta del fatto che siano stati recepiti i contenuti del decreto governativo predisposto e poi accantonato per dare spazio all’iniziativa del potere legislativo. La legge, insiste il ministro, «dovrà affrontare dei nodi etici, se li vorrà affrontare». Tra questi «quello della conoscibilità dei genitori al raggiungimento del venticinquesimo anno» (il testo approvato ieri non la prevede, stabilendo l’anonimato dei donatori). E al di là di questo la legge «è necessaria per un tema anche operativo e funzionale: per la stabilizzazione dei fondi e per l’istituzione del registro nazionale dei donatori, che permetta la tracciabilità dei gameti».Il governatore del Piemonte ha sottolineato proprio la consonanza di vedute nell’incontro avuto con il ministro ieri mattina insieme al vicepresidente della Conferenza Stefano Caldoro (Campania). Il ministro ha anche «garantito l’inserimento nei Lea (livelli essenziali di assistenza)». Fino a quel momento, ha concluso il presidente della Conferenza, le Regioni assimileranno la procedura per l’eterologa a quella omologa, «quindi il ticket sarà su quell’ordine di grandezza». Sia Chiamparino che il governatore toscano Enrico Rossi sottolineano il ruolo di stimolo avuto dalla regione Toscana. «Se non ci fosse stata l’iniziativa della Toscana tutto si sarebbe fermato e rinviato alle calende greche», rivendica Rossi su Facebook, parlando di garanzia del diritto ad avere un figlio per tutte le coppie. Il testo approvato ieri si discosta, però, in alcuni punti chiave dalla delibera con cui la Regione aveva bruciato le tappe. Soprattutto per quelle indicazioni in essa contenute che potevano aprire a scenari eugenetici, come l’indicazione dell’etnia del donatore, del colore di occhi, capelli e carnagione. «Non è possibile per i pazienti scegliere particolari caratteristiche fenotipiche del donatore, al fine di evitare illegittime selezioni eugenetiche», si precisa invece nel documento approvato ieri. La Lorenzin sottolinea di essersi opposta fina da subito al «book dei donatori» e comunque il rischio eugenetica «pare scongiurato». Anche se, poi, si aggiunge nel testo, spetterà alle cliniche cercare una «ragionevole compatibilità». Nel testo vengono fissati paletti di età: 20-35 anni per le donatrici (sono ammesse le volontarie, ma avvertite dei rischi delle stimolazioni), 43 per le riceventi (a carico del Ssn, per tre cicli in strutture pubbliche), 18-40 per i donatori. Dieci le nascite determinabili da un medesimo donatore.

Sul tema è intervenuto anche il segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino che in una intervista al Corriere della Sera ha detto: "Sul piano strettamente logico, direi che si vuole giustificare una selezione - perché è inutile dire che questa non sia una selezione, c'è poco da fare - attraverso una distinzione che trovo assolutamente ingiustificata: quella tra coppie che adottano e coppie che chiedono l'eterologa...".  "Mi preoccupa - ha spiegato - la certezza con cui si decide che esistano motivazioni diverse in chi chiede l'eterologa e chi invece l'adozione" e questo pare "un giro di valzer concettuale per trovare una giustificazione a questa selezione. C'è una selezione eugenetica estrema, sui bimbi portatori di una eventuale malattia. Ma è selezione anche quella che si consuma sulle caratteristiche esteriori. Si vuole un figlio o altro? Non mi pare che a definire un figlio siano i colori"."Il documento sull'eterologa approvato oggi dalla Conferenza della Regioni contiene alcuni elementi positivi di chiarezza, quali lo screening dei gameti per le malattie genetiche e infettive, il limite di età per riceventi, il numero e la gratuità delle donazioni. Incomprensibile invece la possibilità di assegnazione dei gameti sulla base di una presunta "compatibilita" di pelle e di aspetto somatico, con la quale si aprono prospettive più degne della scelta di un giocattolo che di un atto di amore e di accoglienza e si crea un'inaccettabile distinzione con le procedure di adozione. Come per le adozioni, inoltre, non potrà essere negato al bambino il diritto a conoscere i suoi genitori biologici, indipendentemente dalla volontà dei donatori, il cui anonimato non può valere anche in caso di necessità per la salute del bambino e per le esigenze della medicina legale. Lascia perplessi anche la scelta dellagratuità delle procedure, nel momento in cui terapie essenziali e innovative per malattie largamente diffuse vengono messe in discussione dalle ristrettezze di bilancio e non si trovano risorse aggiuntive per le persone non autosufficienti". Lo dichiara in una nota, a nome del gruppo parlamentare "Per l'Italia" della Camera, il deputato Gian Luigi Gigli.

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