venerdì 13 aprile 2012
​De Lillo (Pdl): dire che la «pillola dei 5 giorni dopo» è antiovulatoria contraddice i dati della letteratura scientifica che dimostrano che il meccanismo del farmaco è per lo più anti-annidamento.
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​La sospensione della commercializzazione della cosiddetta "pillola dei cinque giorni dopo" (EllaOne), in vendita in Italia nelle farmacie dallo scorso 2 aprile, in quanto il suo meccanismo è «anti-annidamento o abortivo». È quanto chiede una interrogazione al ministro della Salute, Renato Balduzzi, presentata dall’"Intergruppo per il valore della vita", che conta 85 esponenti di tutti i gruppi politici, ed illustrata ieri dal senatore del Pdl, Stefano De Lillo. «La pillola va contro la legislazione italiana, è diffusa come anticoncezionale d’emergenza ma in realtà è potenzialmente abortiva poiché impedisce all’embrione di annidarsi in utero e agisce, in pratica, uccidendolo», ha spiegato De Lillo a nome dei parlamentari del gruppo, che conta tra gli altri Abrignani, Baio, Bianchi, Binetti, Calabrò, Roccella, Spadoni Urbani, Esposito.Le normative europee, ha osservato il senatore, affermano che le procedure comunitarie di approvazione dei farmaci valgono se non contrastano con le leggi nazionali che vietano o limitano la vendita, la fornitura o l’uso di medicinali a fini contraccettivi ed abortivi. In questo caso la commercializzazione della EllaOne «è in contrasto sia con la legge 194 che con la legge 405 sui consultori». Non si può trascurare il principio sancito dalla legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita che garantisce i diritti del concepito.Sostenere che "la pillola dei cinque giorni dopo" sia antiovulatoria, ha rilevato De Lillo, «è in contraddizione con i dati della letteratura scientifica che dimostrano che il meccanismo del farmaco è prevalentemente anti-annidamento».La pillola, a base di un antiprogestinico, l’ulpristal acetato, ha riferito il ginecologo dell’Università di Padova Bruno Mozzanega, «ha azione antiovulatoria solo se assunto nel primo giorno del periodo fertile (in tutto quattro-cinque giorni che precedono l’ovulazione), poi l’effetto antiovulatorio si riduce progressivamente. Se viene assunto due giorni prima della ovulazione l’effetto è già nullo, l’unica sua azione a questo punto è quella di alterare profondamente la recettività dell’endometrio e rendere impossibile l’annidamento del concepito, che appunto non potendosi annidare muore». Mozzanega ha spiegato, tra l’altro, che proprio questi giorni in cui è in atto solo l’effetto anti-annidamento, sono quelli più fertili e di fatto quelli in cui statisticamente sono più frequenti i rapporti.Nell’interrogazione si chiede anche che venga fornita alle donne una «corretta informazione perché non vadano incontro a prodotti abortivi che non vorrebbero usare». De Lillo, a questo proposito, ha annunciato la presentazione di un esposto all’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato «affinché venga data una corretta informazione sul farmaco. Infatti l’utilizzo indiscriminato può provocare seri danni alla salute delle donne, soprattutto alle più giovani».Il senatore del Pdl ha ricordato che l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), su sollecitazione del ministero della Salute, prima di dare parere positivo alla commercializzazione, chiese un parere al Consiglio superiore di Sanità che escludesse con certezza nell’assunzione del farmaco dopo il concepimento «modalità d’azione incompatibile con le leggi italiane che tutelano esplicitamente sia la donna sia il concepito». Ma il parere del Consiglio fu «elusivo», affermando che l’aborto sarebbe la rimozione dell’embrione già annidato in utero, e che l’effetto della pillola è anteriore.«Con questo farmaco non si cura nessuna malattia», ha evidenziato la senatrice Ada Spadoni Urbani, che ha richiamato anche la sentenza della Corte europea di giustizia del 18 ottobre del 2011 nella quale si riconosce la dignità dell’embrione umano fin dal momento del concepimento. E Laura Bianconi, riferendosi ad una sua mozione del giugno 2011, ha chiesto l’applicazione delle linee guida della RU486, in quanto il meccanismo d’azione della EllaOne «è praticamente sovrapponibile».
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