giovedì 30 ottobre 2014
​In un nuovo video (GUARDA) la giovane californiana malata di tumore al cervello dice che potrebbe rimandare il suicidio assistito perché si sente ancora bene. Intanto sulla rete si moltiplicano i messaggi che la invitano a ripensarci.
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​Non fa marcia indietro, Brittany Maynard, non cambia idea sull'eutanasia, da lei scelta con determinazione per sfuggire all'agonia di un cancro al cervello. Ma forse non sarà il primo novembre, come a lungo annunciato: in un nuovo video (GUARDA QUI SOTTO) diffuso da numerosi siti e registrato nel salotto di casa sua, a Portland (Oregon) la giovane lascia intendere che la sua decisione potrebbe essere rimandata. "Se il 2 novembre arriva e sono morta, spero che la mia famiglia sarà ancora orgogliosa di me e delle scelte che ho fatto", dice Brittany, alla quale in aprile i medici aveva dato sei mesi di vita. "Se invece sarò ancora viva so che andremo avanti tutti insieme come famiglia e che questa decisione verrà più avanti". Brittany dunque non dice di aver rinunciato all'eutanasia, ma probabilmente di volere spostare più in là la data perché ancora si sente bene, è in grado di passeggiare accanto al marito, confidarsi con la madre, godere della natura e della compagnia dei suoi cari. Nei giorni scorsi la 29enne californiana, che ha traslocato al nord proprio per usufruire dell'eutanasia, legale in Oregon, era stata in visita al Gran Canyon, un viaggio documentato da numerose fotografie sui social network. 
Gli stessi social network che hanno trasformato la vicenda di Brittany in un dibattito planetario: da una parte il sito Compassion&Choice ha fatto di Brittany una bandiera per raccogliere firme in favore della "libertà di scelta" e per estendere il più possibile il concetto di "morte con dignità", dall'altra numerose sono le espressioni di vicinanza e affetto, anche da parte di malati che hanno fatto scelte radicalmente diverse dall'eutanasia.  Sul sito aholyexperience, ad esempio, Kara Tippets, giovane madre di 4 bambini, malata di cancro al seno e autrice di un libro sul senso della sua sofferenza, vissuta all'insegna dell'amore, parla a cuore aperto a Brittany: "La sofferenza forse può essere il luogo in cui può essere conosciuta la vera bellezza. Scegliendo la tua morte, tu stai privando coloro che ti amano della tenerezza, dell'opportunità di incontrarti nei tuoi ultimi istanti di vita e di estendere il loro amore ai tuoi ultimi respiri (...). L'ultimo bacio, l'ultimo abbraccio, l'ultimo respiro, contano", scrive Kara.

La stessa cosa sta accadendo sulla pagina facebook aperta dalla diocesi di Boston (GUARDA LA PAGINA), "We love Brittany Maynard": non un luogo di dibattito o di polemiche, bensì una bacheca in cui lasciare preghiere, messaggi, saluti a una giovane donna che ha deciso di anticipare la data della sua morte attraverso il suicidio assistito. I post arrivati sono ormai migliaia. Tra gli ultimi, quella di Georgina, che racconta di aver perso la madre 30enne, malata di cancro allo stomaco, quando aveva appena 9 mesi di vita e di essere stata poi adottata. "Sapendo che non avrebbe mai potuto crescere me e mio fratello maggiore, ha lasciato una eredità di grande coraggio: ha documentato i suoi desideri e la sua tristezza per tutto ciò che avrebbe perso dei suoi bambini. Ho saputo della sua esistenza a 30 anni, ho conosciuto la sua famiglia, che mi ha consegnato le sue lettere. La sua morte non è stata vana e mi ha dato la forza di cui avevo bisogno. (...) Mi piace pensare che una donna forte come sei tu combatta la sua battaglia e ci mostri come si fa: Usa ogni minuto affinché esso sia significativo, abbiamo bisogno di te".

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