venerdì 13 settembre 2013
​Relazione annuale sull'attuazione della legge 194: tornano a diminuire come negli anni precedenti le interruzioni volontarie di gravidanza. In trent'anni aumento del 17% dei ginecologi obiettori di coscienza: 7 su 10. Il ministro della Salute Lorenzin: «La legge ha avuto applicazione efficace». Roccella: «Non c'è contrapposizione fra accesso all'aborto e diritto all'obiezione».
SECONDO NOI Svelate le falsità contro il diritto di coscienza
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Calano le interruzioni volontarie di gravidanza in Italia. I dati preliminari indicano che nel 2012 sono state effettuate 105.968 procedure, con un decremento del 4,9% rispetto al dato definitivo del 2011 (111.415 casi) e un calo del 54,9% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all'Ivg (234.801 casi). È quanto riporta la relazione annuale sull'attuazione della legge 194/78, sulla tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza, trasmessa oggi al Parlamento.
Rimane elevato il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza da parte delle donne straniere, a carico delle quali si registra un terzo delle Ivg totali in Italia: un contributo che è andato crescendo negli anni e che si sta stabilizzando. Anche tra queste donne, comunque, si inizia a osservare una tendenza alla diminuzione al ricorso all'Ivg. Lo riporta la relazione annuale sull'attuazione della legge 194/78, trasmessa oggi al Parlamento. Nella Relazione ancora una volta viene confermato il trend degli anni precedenti nel nostro Paese: una diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza secondo tutti gli indicatori.L'esercizio del diritto all'obiezione di coscienza ha riguardato elevate percentuali di ginecologi fin dall'inizio dell'applicazione della legge 194, con un aumento del 17,3% in 30 anni, a fronte di un dimezzamento delle Ivgnello stesso periodo. È quanto evidenzia la relazione annuale sull'attuazione della legge 194/78 sull'aborto, trasmessa oggi al Parlamento. In particolare, una stima della variazione negli anni degli interventi di Ivg a carico dei ginecologi non obiettori mostra che dal 1983 al 2011 gli aborti eseguiti mediamente ogni anno da ciascun non obiettore si sono dimezzati, passando da un valore di 145,6 Ivg nel 1983 (pari a 3,3 a settimana, ipotizzando 44 settimane lavorative annuali, valore utilizzato come standard nei progetti di ricerca europei) a 73,9 Ivg nel 2011 (pari a 1,7 Ivg a settimana). I numeri complessivi del personale non obiettore - evidenzia una nota del mministero della Salute - appaiono congrui al numero complessivo degli interventi di Ivg. Eventuali difficoltà nell'accesso sembrano quindi dovute a una distribuzione inadeguata del personale fra le strutturesanitarie all'interno di ciascuna Regione. "I dati della relazione indicano che, relativamente all'obiezione di coscienza e all'accesso ai servizi, la legge ha avuto complessivamente una applicazione efficace". Lo rileva il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.In collaborazione con le Regioni, il ministero delle Salute ha "avviato un monitoraggio a livello di singole strutture ospedaliere e consultori per verificare meglio le criticità e vigilare, attraverso le Regioni, affinchè vi sia una piena applicazione della Legge su tutto il territorio nazionale, in particolare garantendo l'esercizio del diritto all'obiezione di coscienza dei singoli operatori sanitari che ne facciano richiesta e, al tempo stesso, il pieno accesso ai percorsi di Ivg, come previsto dalla legge, per le donne che scelgano di farvi ricorso".
L'obiezione non crea problemi. La relazione annuale al Parlamento sull'applicazione della legge 194, "conferma ancora una volta il trend tutto italiano di diminuzione costante degli aborti secondo tutti gli indicatori: il tasso di abortività è fra i più bassi dei Paesi occidentali, così come lo sono il ricorso all'aborto fra le minori, l'aborto ripetuto e quello tardivo, dopo i novanta giorni. I dati sull'obiezione di coscienza mostrano una realtà diversa da quella descritta da alcuni negli ultimi tempi: ciascun non obiettore ha a proprio carico 1.7 interruzioni di gravidanza a settimana". Lo sottolinea Eugenia Roccella (Pdl), commentando il quadro che emerge dalla relazione annuale. "Il carico di lavoro dei non obiettori è molto basso: eventuali problemi di accesso alle interruzioni di gravidanza non dipendono quindi dal numero degli obiettori di coscienza madall'efficienza dell'amministrazione della sanità locale. Ancora una volta - evidenzia Roccella - si dimostra quanto l'ideologia possa distorcere la realtà dei fatti: non c'è contrapposizione fra accesso all'aborto e diritto all'obiezione, che è - sottolinea - un diritto alla libertà interiore, costituzionalmente fondato, ed è la prima e fondamentale libertà di cui dispone ogni individuo».Movimento per la vita: obiezione in crescita, buona notizia
Il Movimento per la vita definisce una "buona notizia" quella sull'obiezione di coscienza dei ginecologi "in costante crescita". "La Relazione ministeriale - spiega il presidente del movimento Carlo Casini - fa il calcolo di quanti aborti deve praticare un medico non obiettore ogni settimana. Il calcolo dice 1,7: un dato che dimostra l'assurdità ideologica e intollerante dei ricorsi promossi davanti al Consiglio d'Europa anche dalla Cgil contro l'Italia. Il Movimento per la vita che si è costituito dinanzi al Consiglio d'Europa per difendere l'Italia e gli obiettori di coscienza utilizzerà questa parte della relazione ministeriale per contrastare questo attacco".
Casini, in una nota, sottolinea anche che "la relazione ministeriale sugli aborti in Italia fa sorgere due domande. La prima: i numeri sono completi? Lo sono certamente per quanto riguarda le Ivg ospedaliere, ma sono completi anche se il criterio di giudizio riguarda la distruzione di vite umane incipienti? Se seguiamo questo secondo criterio bisogna tener conto degli effetti prodotti dall'inconoscibile aborto chimico (400 mila confezioni di pillola del giorno dopo vendute ogni anno) e del persistere dell'aborto clandestino classico di cui qualche episodio giudiziario fa ogni tanto emergere" l'esistenza.
La seconda domanda posta dal Movimento per la vita è: "Se diminuzione complessiva del sacrificio di vite umane c'è stata, quali ne sono le cause? Certamente il merito non è della legge 194, ma del crollo del numero di donne italiane in età feconda e dell'azione educativa svolta dalla Chiesa e dal Movimento per la vita, dall'azione assistenziale dei nostri Centri di aiuto alla vita che hanno aiutato a nascere ogni anno non meno di 10 mila bambini", conclude Casini
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