lunedì 6 aprile 2015
​Potrebbero essere il doppio di quel che si pensava i bambini figli di fecondazione eterologa nati dal seme di un uomo del quale si è scoperto in un secondo momento che è portatore sano di una malattia genetica.
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Potrebbero essere il doppio di quel che si pensava i bambini figli di fecondazione eterologa nati dal seme di un uomo che ha venduto le sue cellule riproduttive e del quale si è scoperto in un secondo momento che è portatore sano di una malattia genetica rara quanto devastante. L’episodio risale al 2007, quando in un ospedale belga – l’Az Saint-Lucas – nasce un bambino malato di neurofibromatosi. Il piccolo è stato concepito con fecondazione eterologa grazie al liquido seminale acquistato dalla multinazionale danese leader del settore, la Nordic Cryo Bank. Ma l’allarme sulla presenza nel seme del "donatore 7042" – com’è catalogato – del gene NF-1 responsabile della malattia scatta con sei mesi di ritardo. Inizia solo allora la caccia ai figli di 7042, una ricerca che si estende nei 70 Paesi in cui la Nordic esporta i suoi campioni per cicli di fecondazione eterologa (Italia inclusa): nel 2012 si contano già 46 nati dal donatore col gene della malattia, di cui 5 con malattia conclamata. Ma negli anni successivi la ricerca va ancora oltre, e se le donne italiane che si sono fatte impiantare (all’estero, prima della caduta del divieto di eterologa) un embrione figlio genetico di 7042 nessuna – per quanto se ne sa – è arrivata al parto, emergono in 6 Paesi (Belgio, Danimarca, Svezia, Norvegia, Islanda e Stati Uniti) altri casi, come documenta in modo dettagliato Eugenia Roccella nel suo recentissimo libro «Fine della maternità» (Cantagalli). Finché anche la stampa inglese non mette le mani sulla storia e rivela il giorno di Pasqua che sarebbero 100 i nati dal seme raccolto e spedito – con la garanzia nominale di accurati controlli – dall’azienda danese, da poche settimane fornitrice ufficiale dell'Ospedale Careggi di Firenze. Sarebbe raddoppiato (da 5 a 10) anche il numero di bambini nati con la malattia del donatore, ma c’è chi parla di 19 piccoli malati, mentre è difficile fare una stima sui bambini concepiti grazie a 7042 e portatori sani del gene difettoso. Il caso aveva portato in Danimarca a una stretta – almeno sulla carta – al numero di figli possibili da uno stesso donatore ma anche ai controlli su "donatori" (in realtà regolarmente retribuiti per i loro gameti).

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