sabato 10 agosto 2013
Solo il grande calcio, la Serie A, contiene le perdite derivate dagli sponsor a circa un -10%. Il resto del pianeta Sport vede società, anche storiche, che sono destinate a chiudere, marchi prestigiosi che lasciano i club in gravi difficoltà e campioni costretti a fuggire all’estero.
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Annus horribilis 2013, su tutto il pianeta Sport si assiste al fenomeno della fuga di massa degli sponsor. Tranne la quarta industria di Stato, il calcio di Serie A che perde globalmente il 10% dell’indotto (che va ad alimentare un buco da 300milioni) derivato dalle sponsorizzazioni delle 20 società della massima serie, il resto dello Sport patisce tutti gli effetti collaterali della crisi economica mondiale. Lo scenario è da allarme rosso, come i conti e i bilanci dei club di tutto il movimento sportivo nazionale. L’impoverimento del vertice naturalmente fa più notizia, ma le ricadute a pioggia che da questo derivavano – sullo sport olimpico e quindi sul grane bacino del dilettantismo – e che fino a qualche anno fa avevano un loro peso, adesso si sono tramutate in miseria. Un esempio per tutti il crack della Banca Monte dei Paschi di Siena, ha ridimensionato la squadra omonima di basket da 7 anni in qua sempre campione d’Italia. Il valore della sponsorizzazione della maglia della formazione senese fino alla passata stagione era di 7 milioni di euro, cifra diventata impossibile dopo il dissesto seguito allo “scandalo” di uno dei più antichi istituti bancari del mondo. Con il basket a Siena, ex oasi dello sport “piccolo è bello”, è crollato anche l’indotto finanziario della società di calcio, prontamente retrocessa in serie B. Ma sono tante le ex cattedrali dello sport e i piccoli e grandi borghi della provincia italiana che nell’arco di pochi anni sono passati dalle stelle alle stalle. Basket e pallavolo le galassie più colpite, ma l’onda anomala degli sponsor in fuga si estende come si legge in questa nostra inchiesta al ciclismo, al tennis e a tutte quelle discipline che fino a ieri se non prosperavano, ma almeno riuscivano a stare ancora a galla. La situazione per fortuna non è ancora precipitata ai livelli della Grecia fanalino di coda tra le pericolanti della Ue, ma comincia a subentrare la paura di uno spettro vicino come quello della ex florida Spagna. A Madrid nel 2013 hanno appena denunciato il dissesto finanziario di 63 enti federativi nazionali e 25 di questi (quasi il 40%) versano in condizioni di «fallimento tecnico». Il ciclismo spagnolo ha un debito da 2.5 milioni di euro, circa la metà del budget annuale e assieme al canottaggio le rispettive federazioni sono già in amministrazione controllata. Da noi per ora siamo solo alla fuga – degli sponsor – . Ma fuga è parola che comincia per “f” come fallimento, il vero spettro da evitare dallo Sport italiano tutto.
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