lunedì 27 giugno 2016
Italia in campo per il match più atteso dopo il tracollo degli Europei del 2012, quando le Furie Rosse ci inflissero 4 reti. PER LE CRONACHE VAI ALLO SPECIALE
Italia-Spagna, è tempo di rivincita
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Ce le ricordiamo, le Furie Rosse di Spagna, passarci e trapassarci come spettri indomabili, da destra, da sinistra, per vie centrali, facendoci a malapena sentire l'odore del pallone o neanche quello. Annichiliti dal loro leggendario tiki taka, quella loro magistrale rete di passaggi spesso di prima intenzione, continua, insistita, snervante. Ce li ricordiamo, questi maestri del possesso palla applicato sapientemente: la maggior parte di loro fisicamente minuti, ma spesso imprendibili, imprevedibili, infallibili. Ci trafissero quattro volte, nella finalissima che ci oppose loro nell'ultimo Europeo di Polonia-Ucraina 2012: fu un tracollo di fronte al quale non osammo accampare scuse tecniche, tranne qualcuna tipicamente complottista data la loro "strana" freschezza atletica che asfaltò i nostri malconci beniamini. Si disse che mister Prandelli sbagliò formazione, in parte oggettivamente vero, ma soprattutto si constatò la strapotenza di quella regina leggendaria, la Spagna, capace di inanellare le vittorie di due Europei consecutivi con un Mondiale sudafricano in mezzo, nel 2010. Ma è tempo di rivincita, Fratelli d'Italia: in scena presto, questa volta, già agli ottavi delle ore 18 italiane. Perché qualche volta, come nel nostro caso, arrivare primi nel girone porta a imbeccare una Spagna calcisticamente suicidatasi nella sua ultima partita persa contro la Croazia. Se proprio volessimo farci del male, dovremmo ricordare che la vincente di questa sfida troverà la Germania che ha già maciullato la Slovacchia per 3-0. Con i cugini iberici abbiamo già incrociato pallone e scarpini 34 volte, trionfando 10 volte e pareggiando 12 occasioni: le Furie Rosse hanno vinto perciò 12 volte, assurgendo al ruolo di nostra bestia nera recente, dato che anche nel 2008 fummo eliminati ai quarti di finale dai futuri campioni d'Europa ai rigori, dopo uno 0-0 protrattosi fino ai supplementari. Nulla a che fare con il traumatizzante suddetto 4-0 di quattro anni dopo, firmato Silva, Jordi Alba, Torres e Mata, che ci sottrasse coppa e sorrisi. Non sappiamo quanto sia consolatoria la statistica che vi vede avere segnato più reti rispetto ai rivali: su 76 gol messi a segno dalle due nazionali, 40 sono azzurri contro le 36 reti iberiche. Ma non è esattamente la stessa Spagna che ci annichilì: all'appello manca il pregevolissimo metronomo Xavi, i bomber Villa e Torres e, per quanto lo juventino Morata, capocannoniere dei suoi, non voglia fare rimpiangere gli ultimi due, forte già di tre reti in tre partite, la manovra offensiva spagnola, pur canonicamente spossante per i suoi fraseggi, non spaventa come qualche anno fa. Dominerà l'esperienza, dato che l’età media dell’Italia raggiunge quota 28,5 anni e la Spagna abbassa il conto di un solo anno, ma il canovaccio cui ci apprestiamo ad assistere ci convince ad escludere molti gol o occasioni da rete. Per Del Bosque, l'amletico dubbio è quello di affiancare al frangiflutti davanti alla difesa, l'intoccabile Busquets, un altro "rubapalloni come Soriano, escludendo l'ala Nolito dall'inizio e puntando su una sorta di 4-4-1-1, o riproporre Nolito per il consueto 4-3-3 dove Fabregas e Iniesta a direbbero da interni di centrocampo, con David Silva a rifinire in avanti per Morata. Il nostro Antonio Conte è stato come di consueto maestro di pretattica, ma il 3-5-2 fondato sul "ministero juventino" Barzagli-Bonucci-Chiellini a sorreggere Buffon appare lo scontato perno cui affidare tutte le speranze nazionali. Unico dubbio, dato il forfait forzato di Candreva sulla destra e lo spostamento di Florenzi per rimpiazzarlo, sulla fascia sinistra: Damian, De Sciglio o El Sharaawy? Con i primi due un assetto più coperto, per un centrocampo che affiancherebbe a De Rossi gli interni Giaccherini e Parolo, mentre con il terzo oseremmo di più nel tentativo di attaccare con maggiore incisività cercando l'uno contro uno del "Faraone". In avanti, non sembrano esservi dubbi sul tandem Pellè-Eder, cui Conte ha affidato sin dall'inizio le chiavi della titolarità del gioco d'attacco. Non eravamo favoriti ala vigilia degli Europei 2016, non siamo diventati campioni vincendo le prime due partite, non risultiamo brocchi ora, dopo una sconfitta delle nostre seconde linee contro l'Irlanda. La Spagna ha il nostro rispetto, ci precede per possesso palla e tecnica... ma nel calcio contano molte cose, che dalla tattica alla condizione atletica, dalla motivazione allo spirito di gruppo, possono fare pendere l'ago della bilancia anche della parte di chi, apparentemente, non pare favorito. E allora coraggio fratelli d'Italia: domateli, ragazzi!
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