martedì 30 giugno 2015
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Allo scoccare della mezzanotte di domenica Gunel ha chiuso per l’ultima volta la porta del Centro multi-fede del villaggio atleti, l’ambiente dove per quasi tre settimane musulmani, ebrei e cristiani hanno pregato a pochi metri di distanza gli uni dagli altri. Salutando gli ultimi presenti la giovane esperta di multiculturalismo ha così auspicato: «Speriamo di rivederci tra quattro anni, ma chissà dove?». È proprio questo il dilemma che ha accompagnato il day-after la conclusione dei primi Giochi Europei.L’assemblea dei Comitati olimpici del Vecchio continente è certa che nel 2019 la rassegna avrà un seguito, ma dopo il ritiro dell’Olanda ancora non si conosce la sede. Gli azeri hanno allestito lo show in soli 30 mesi, i prossimi organizzatori ci riusciranno in poco più di tre anni?Intanto, quel che è certo, visto che nessuno lo nasconde, è la necessità di correttivi, in assenza dei quali difficilmente i Giochi Europei potranno ritagliarsi uno spazio in un calendario intasato. Se si vogliono in gara gli atleti più forti bisogna cambiare formula e cominciare un serio ragionamento con le singole federazioni. I fuochi pirotecnici nel cielo stellato di Baku hanno concluso una manifestazione che sarà ricordata più per il contorno (impianti di gara e villaggio atleti) che per la portata principale (le gare). La Russia ha stradominato il medagliere con 164 podi e 79 vittorie. L’inno di Mosca e dintorni è risuonato quasi il quadruplo delle volte rispetto a quello azero: 21 medaglie d’oro e 56 podi per i padroni di casa. In testa al medagliere si sono posizionate le due squadre più numerose. Terza per numero di partecipanti era la rappresentativa azzurra, che ha chiuso al sesto posto con 47 podi: 10 ori, 26 argenti e 11 bronzi. L’Italia ha raccolto meno rispetto alle altre tre grandi potenze sportive europee: Gran Bretagna (18 ori e 47 medaglie), Germania (16 vittorie e 67 podi) e Francia (12 ori e 43 medaglie). Tanti atleti (i costi di vitto e alloggio e buona parte di quelli di viaggio sono stati però coperti dagli organizzatori) ma pochi medagliati quindi per l’Italia, il cui bilancio è stato salvato dalle solite specialità: il tiro (a volo, a segno e con l’arco) e la scherma. Gli azzurri hanno brillato particolarmente nelle gare miste uomo-donna, la nuova frontiera dello spettacolo sportivo che a Baku è stata proposta in numerosi contesti: dal tiro al nuoto, dal tennistavolo al badminton fino all’aerobica.Nella rassegna delle novità (impianti temporanei, biglietti a prezzi stracciati, programma orario compresso) le tribune sono risultate gremite ai limiti della capienza solo in occasione delle cerimonie d’apertura e chiusura. È mancato il personaggio dei Giochi, poiché nessuno ha lasciato un segno indelebile. Insomma una rassegna appena sufficiente sul piano agonistico, in cui l’assenza dell’atletica si è sentita oltre misura, mentre la scelta di riservare le gare di nuoto agli juniores è sembrata azzeccata. In piscina si sono viste, infatti, finali entusiasmanti con diversi nuotatori in evidenza. Quella dei giovani potrebbe essere una strada da sviluppare in vista della seconda edizione. Un giusto mix potrebbe essere quello di disputare nel mega-evento i campionati europei assoluti di alcune discipline, assegnando invece i titoli continentali juniores in specialità come atletica o nuoto e soprattutto negli sport di squadra. Baku chiude, sperando che il suo testimone sia raccolto. Così da poter rispondere al dilemma notturno di Gunel.
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