giovedì 27 novembre 2014
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Sedentari ma non troppo, anzi a confrontare quelle di oggi con le precedenti statistiche, si scopre stavolta che gli italiani cominciano a “poltrire” di meno, anche se il nostro Paese resta tra le nazioni più pigre al mondo con circa 24 milioni di non praticanti. L’indagine “Gli Italiani, lo sport e i valori sociali”, condotta dall’istituto di ricerca Ixè e promossa da Errepi Comunicazione e Studio Ghiretti, ha avuto da una parte la capacità di riconoscere allo sport il suo ruolo formativo, sociale e culturale, oltre che di indotto economico per il Paese. E sottolineandone gli aspetti di crescita, dall’altra ha dirottato le attenzioni sulla necessità di tutela sociale, di attenzioni pubbliche e di investimenti lungimiranti.Presentata al Coni al cospetto del presidente Malagò e del gotha federale, l’indagine sottolinea come l’80% degli italiani sia entrato in una maniera o nell’altra a contatto lo sport, e il 38% pratichi una o più discipline con continuità. «Le eccellenze sportive, che pure oggi ci sono - ha spiegato Malagò - dimostrano che potremmo fare molto di più se ci impegnassimo a investire sulla base. Discorso diverso per la pratica nelle età avanzate, in costante crescita, segno che la società sta cambiando e, causa anche la congiuntura economica e l’aumento delle aspettative di vita, dagli over 35 in poi, c’è più tempo e più voglia di sport». Da parte di Luca Pancalli c’è stata massima attenzione per quel che concerne il ragionamento sulla pratica sportiva da parte dei disabili (il 15% pratica attività sportiva), mentre Massimo Achini (Csi) ha sottolineato l’importanza degli oratori, specie per la fascia di età più giovane. Roberto Orsi, presidente di Errepi Comunicazione, ha sottolineato invece l’importanza del «sociale come valore trasversale. Lo sport può rappresentare uno straordinario asset economico, oltre che uno straordinario veicolo di trasmissione di valori positivi e trasformare il Pil (prodotto interno lordo) in Bil, ovvero Benessere interno lordo».La ricerca spiega come la pratica sportiva sia equamente distribuita fra uomini e donne, prevalentemente nelle strutture private a pagamento (48%) o all’aria aperta (33%). In più, c’è la conferma: gli italiani amano lo sport e lo praticano non solo per tenersi in forma. Per esempio il 60% ritiene che attraverso la pratica sportiva si impara ad avere fiducia negli altri e si tengono lontani i valori negativi e le devianze, mentre il 43% degli intervistati vede nello sport lo strumento per il superamento dei propri limiti e il 52% considera lo sport come un ambiente meritocratico e di pari opportunità oltre che come strumento che genera fiducia negli altri. E ancora: il 64% lo considera come un antidoto alla criminalità e il 39% afferma che nello sport la solidarietà prevale sull’egoismo.Realizzata su un campione di 1.200 persone over 14, lo studio fa emergere come risultato il fatto che gli under 30 rappresentino il segmento di individui più ampio tra quelli che praticano un’attività sportiva. Inoltre: l’avvio alla pratica motoria si concentra nella fascia d’età compresa tra 7 e 10 anni, mentre il 53% di uomini abbandona lo sport per mancanza di tempo, problemi di salute o motivi economici e “solo” il 20% assicura di non aver mai fatto sport. Nell’analisi viene affrontato non solo il tema dell’italiano che fa sport, ma anche di quello che ne fruisce da appassionato-tifoso. Così si scopre che il 71% degli italiani preferisce seguire gare e partite sui media piuttosto che dal vivo, e che la tv generalista è il mezzo di comunicazione più utilizzato, seguito dai canali gratuiti prima e dalla pay-tv dopo. Interessanti i numeri legati alle associazioni sportive amatoriali, il cui obiettivo principale è legato alla promozione dello sport per tutti (42%) e alla "regola" di uno stile di vita sano (39%).
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