venerdì 28 agosto 2015
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Costruire campioni è un mestiere difficile. Soprattutto, se il riferimento dal quale prendere le mosse si chiama Valentino Rossi, fuoriclasse del motociclismo internazionale da quasi vent’anni, poco meno di un’eternità. La Federmoto ci sta provando dal 2009 con il progetto “Talenti azzurri”, iniziativa carica di premesse positive per il domani del Motomondiale in salsa tricolore. «Offrire un’occasione ai ragazzi più promettenti, ecco qual è il nostro principale obiettivo», afferma Simone Folgori, responsabile del progetto per la Federazione, che per sostenere i giovani piloti italiani nella lunga accelerata verso la gloria ha deciso di mettere in campo importanti risorse tecniche ed economiche. «Seguiamo i nostri giovani fuori e dentro la pista – racconta Folgori – affiancando loro tecnici di grande spessore che ne correggono gli errori e ne accompagnano la crescita sportiva. La Fmi si occupa di tutto, anche del denaro necessario per le trasferte. Una copertura completa per consentire ai più meritevoli di intraprendere il giusto percorso».  Ecco la convinzione che profuma di speranza: l’Italia ha trovato il modo per contrastare l'avanzata spagnola nel Motomondiale: «Abbiamo vinto tutti i titoli giovanili negli ultimi 5 anni e siamo riusciti a portare dieci piloti al via di una gara della Moto3. È iniziata la fase di rilancio, speriamo di raccoglierne i frutti nei prossimi anni». Certo, Rossi è un fenomeno inimitabile. «Sarà difficile ripetere le sue imprese – dice Folgori –. Valentino è unico nel suo genere. Tuttavia, se un giorno ci sarà qualcuno in grado di fare bene come lui sono sicuro che si farà le ossa sulle piste del Civ». Il campionato italiano di velocità, il punto di partenza per tutti i piloti di casa nostra.  I “Talenti azzurri” partecipano ai campionati del Civ, ma sono chiamati a fare sul serio soltanto quando sono pronti: «Molti di loro iniziano a gareggiare a 8 anni, sono ancora dei bambini e non possiamo pretendere che facciano subito la differenza. Vogliamo preservare il talento del pilota, ma soprattutto difendere l’equilibrio del ragazzo, che non deve subire pressioni di alcun tipo, nemmeno dai genitori». Già, i genitori. Il motociclismo è uno sport nel quale il talento va spesso a braccetto con il portafogli. Dall’acquisto della moto alle prime lezioni, fino alle gare: per fare sul serio non si può fare a meno di spendere soldi. «Ci sono alcuni genitori che investono tanto sui loro figli e si aspettano un ritorno immediato. Un problema in più da non prendere sottogamba per la salute psicofisica del giovane pilota». Come dire, vinci altrimenti sono guai. A volte, succede. Quattro i ragazzi coinvolti quest’anno nel progetto. Tra loro, ci sono Marco Bezzecchi, classe 1998, e Simone Nepa, classe 2001. La Federmoto non ha dubbi: ne sentiremo parlare. «Sono due piloti di grandissimo talento – conferma Folgori –. Bezzecchi ha già fatto due gare nel Motomondiale (Losail e Mugello, ndr) e credo che il prossimo anno parteciperà alla Moto3. Nepa ha vinto il titolo italiano lo scorso anno e sta cercando di confermarsi. Il lavoro che abbiamo fatto su di loro è stato veramente tanto». Per entrambi, la passione per la moto ha preso forma tra le mura domestiche, ascoltando i racconti dei più grandi. «Mio padre ha corso per tanti anni nel motocross – racconta Nepa – è stato lui a passarmi l’amore per questo sport. Ho iniziato a 3 anni, quando ho ricevuto in regalo una minimoto. Ho imparato a guidarla prima ancora di saper andare in bici senza rotelle». Una questione di dna, come per Bezzecchi: «Tutta colpa di mia nonno, che per passare il tempo aggiustava le moto degli amici. Un giorno gli chiesi di comprarmene una e mi accontentò. Qualche tempo dopo, ero già a correre in pista, con mio padre che mi sosteneva senza riserve. Mia mamma non era molto contenta, ma quando ha visto che facevo sul serio ha cambiato idea».  Il segreto per non avere paura? Pensare che andrà tutto bene. «In gara non puoi permetterti di pensare al peggio, altrimenti non parti nemmeno. Perché se non riesci a trovare la giusta concentrazione, non potrai mai raggiungere il traguardo prima degli altri», è la convinzione di Bezzecchi, condivisa in pieno dal compagno di avventure nell’iniziativa promossa dalla Federmoto. «È l’adrenalina che ti fa correre forte – dice Nepa – Se inizi a pensare a quando e come potresti cadere, meglio tornare ai box e posare la moto». Il rischio c’è, ma fa parte del gioco: prendere o lasciare.  Ma prima di tutto c’è la scuola: per le giovane promesse della moto tricolore, sbagliare non è possibile, non quando in ballo c’è la promozione. «Non sono il primo della classe, ma nemmeno l’ultimo – nicchia Nepa –. La mia famiglia non accetta compromessi. Se non vado bene a scuola, mi proibisce di salire in moto. E poi, che vergogna venire bocciati, con gli amici che ti prendono in giro». Gli allenamenti, le gare, la scuola. Per due ragazzi di 17 e 14 anni non è sempre facile procedere senza commettere errori. È il prezzo da pagare per una passione che può regalare tante soddisfazioni ma che richiede una dedizione costante.  Si cresce in fretta a fare i piloti e si impara a guardare al futuro con serenità. «So bene che le cose potrebbero non prendere la piega giusta in pista – spiega Bezzecchi – ma in quel caso non mi farò trovare impreparato. Mi piacerebbe aprire un’officina per riparare moto di ogni tipo. Mio padre aggiusta i camion, ma non voglio lavorare con lui, sarebbe troppo comodo». Stessa concretezza anche per Nepa: «Correre in moto è la mia passione, ma se non dovesse andare bene sarei felice di rimanere nell’ambiente come meccanico di un team che partecipa al Motomondiale». Un modo come un altro per rimanere in stretto contatto con i circa 400 tifosi che sono iscritti al suo fanclub. Giovani Valentino Rossi crescono.
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