sabato 4 luglio 2015
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Il Tour de France numero 102 parte oggi da Utrecht in Olanda per terminare a Parigi, dopo 3.344 km, domenica 26 luglio. Ventuno tappe, sei tappe di pianura, sette frazioni di montagna con cinque arrivi in salita, una sola crono individuale di 14 km a Utrecht, e una cronosquadre di 28 km il 12 luglio. «Si tratta di un percorso atipico», ha osservato il direttore del Tour, Christian Prudhomme. «È la prima volta da dieci anni che si torna a otto giorni in pianura, ma una pianura diversa dal solito. Abbiamo cercato diverse asperità - ha aggiunto - il Mur de Huy, il Mur-de-Bretagne, il pavé. Tappe in cui il vento potrà giocare un ruolo capitale, la diga di Zelanda, le scogliere di Etretat. La montagna naturalmente. Ci saranno tutti gli ingredienti per un Tour emozionante e, spero, pieno di sorprese». Trentadue le nazioni rappresentate al Tour 2015 con il debutto dell’Eritrea che gareggia con due corridori della Mtn: Merhawi Kudus e Daniel Teklehaimanot. Tutti i giorni le gare si potranno seguire in tv su Rai Sport 1 e Rai 3, con live streaming su Rai.tv.i. Inoltre su Eurosport ed Eurosport 2, visibili sia su Sky (2010 e 211) che su Mediaset Premium (384 e 385). È un tripudio di colori e calore, di profumi e campi di girasoli che con le loro teste rivolte verso il sole scintillano come gli occhi dei bimbi che osservano rapiti le biciclette di questi “giganti della strada”. È un clima da Tour e l’eccitazione è quella della vigilia del dì di festa. Di quella che va considerata la più alta rappresentazione del ciclismo: il Tour de France.  Vincenzo Nibali contro tutti o, forse, tutti contro Nibali.  Una cosa è certa: il ragazzo di Sicilia è l’ultimo vincitore della Grande Boucle e per questo partirà con il numero 1 spillato sulla schiena. L’Italia del pedale, nell’ultra centenaria storia (edizione numero 102), di Tour non ne ha vinti tantissimi. Due con Ottavio Bottecchia, Gino Bartali e Fausto Coppi. Uno con Gastone Nencini, Felice Gimondi, Marco Pantani e Vincenzo Nibali. Per questo lo “squalo dello stretto” va considerato già oggi, comunque vadano le cose, uno dei più grandi interpreti italiani di tutti i tempi in materia di Grandi Giri, non per niente vanta anche la “tripla corona”, titolo che spetta a chi in carriera ha vinto almeno una volta il Giro, il Tour e la Vuelta, come Merckx, Anquetil, Gimondi, Hinault e Contador.  È bene dirlo a chiare lettere, senza tanti giri di parole: Nibali sfida la storia. Vincere questo Tour non sarà scontato né, tantomeno, facile. Diciamo pure che sarà quasi impossibile ripetersi. Sono i numeri a dirlo, molto più delle ambizioni e delle dichiarazioni bellicose della vigilia di Alberto Contador, Chris Froome o Nairo Quintana, che con il siciliano vanno a formare i “fab four” di questa edizione della Grande Boucle.  Nella storia solo un italiano è riuscito a fare sua per due anni consecutivi la più importante corsa a tappe del pianeta: Ottavio Bottecchia. Nemmeno il “Giusto” Gino Bartali e il “Campionissimo” Fausto Coppi sono arrivati a tanto: due Tour a testa, ma non consecutivi. Gli altri, Nencini, Gimondi e Pantani, ci sono riusciti solo una volta e il mitico Felice, uno dei più grandi ciclisti della storia, in Francia ha rimediato un successo e un terzo posto, esattamente il bottino che già adesso può vantare il siciliano (quattro partecipazioni in Francia: 18°, 7°, 3° e primo). Dal 2010 a oggi, negli otto Grandi Giri a cui ha preso parte, Nibali è sempre salito sul podio, ad eccezione della Vuelta del 2011, nella quale è arrivato 7°. Nel 2010 ha corso Giro e Vuelta: terzo e primo, l’anno dopo è stato secondo al Giro e settimo alla Vuelta. Nel 2012 ha corso solo il Tour: terzo. La stagione successiva Giro e Vuelta: primo e secondo. E l’anno scorso solo il Tour: primo.  Sulla strada per il bis il campione siciliano proverà a emulare Ottavio Bottecchia. Il muratore friulano che divenne corridore professionista in tarda età, soltanto a 27 anni. Dopo la Grande Guerra alla quale prese parte come bersagliere ciclista e che gli valse la medaglia di bronzo al Valor Militare - fu notato e ingaggiato da Luigi Ganna, il primo vincitore del Giro d’Italia. Ottavo alla Sanremo e quinto al Giro d’Italia, tutto solo, da isolato, senza uno straccio di squadra. Ma la sua fatica non passa inosservata, un “talent scout” alla ricerca di solidi corridori italiani da inviare  al Tour de France, come gregari per i campioni d’oltralpe, lo mette subito sotto contratto. È il 1923: Bottecchia alla sua prima esperienza indossa la maglia gialla per un giorno e finisce al secondo posto. L’anno seguente “Botescià” - come l’esile ciclista friulano viene chiamato dai tifosi francesi - vincerà da dominatore: maglia gialla dalla prima all’ultima tappa. Ancora oggi questo è un record assoluto. Nel ’25 si ripeterà. Nel ’26, un anno prima di morire, fu costretto al ritiro al termine della decima tappa. Quest’anno ricorre il 90° anniversario della seconda vittoria in terra di Francia del campione nato a San Martino di Colle Umberto ( Treviso), quella che per noi italiani è rimasta un’impresa “insuperabile”.  Dai 90 di Bottecchia ai 50 di Felice Gimondi. Tanti ne sono passati da quel fantastico Tour del 1965. «Ero giovane, avevo coraggio e un po’ di sfrontatezza - ci racconta oggi il campione bergamasco -. Non dovevo nemmeno partecipare, poi si sentì male Babini, mio compagno di squadra alla Salvarani, e mi chiesero di fare almeno qualche tappa in aiuto ad Adorni. Nella terza frazione staccai Darrigade su un cavalcavia e indossai la maglia gialla diventando leader di altre due classifiche: scalatori e giovani. Alla fine vinsi tre tappe, vestendo per diciannove giorni la maglia gialla, proprio come Nibali. Fu un vero trionfo».  A proposito di Nibali, come vede il Tour per il siciliano? «Vincenzo mi piace un sacco, mi ci rivedo in questo ragazzo. Mi piace perché in questo ciclismo fatto di programmazione e computer, lui ci mette ancora cuore e fantasia. Vincenzo ha dimostrato di essere un grande corridore e sono certo che farà bene anche quest’anno. Non è il favorito? Questo per lui è un vantaggio».
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