giovedì 7 luglio 2016
Euro 2016. Negli scontri diretti i padroni di casa dei “Bleus” sono in vantaggio, 12-9. Al Mundial dell’82 debuttò la “lotteria” dei rigori e la nazionale trascinata da Platini dovette arrendersi a Rummenigge e compagni in una storica semifinale.
Francia-Germania, finale anticipata
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L’ultima volta che si sono incontrate doveva essere una festa di sport. Fu un dramma. Era il 13 novembre 2015 e mentre Francia e Germania giocavano un’amichevole davanti al presidente François Hollande, allo Stade de France di Saint-Denis, Parigi veniva dilaniata da una serie di attentati terroristici. I tedeschi non dimenticheranno mai la notte trascorsa nell’impianto, prima di essere scortati all’aereo per far rientro a casa.

Stasera (Diretta Tv: Rai1, ore 21) sarà una sfida semifinale, quella che va in scena al Vélodrome di Marsiglia ma, senza nulla togliere a Portogallo e Galles (che lì hanno disputato l’altra semifinale), il palcoscenico più adatto sarebbe stato proprio lo Stade de France - fosse solo per cercare di chiudere una ferita aperta - che invece, domenica, accoglierà solo una delle due per l’atto finale. Agli ordini del fischietto bolognese Rizzoli, vinceranno i padroni di casa o i padroni del mondo? I Blues di Deschamps sono in forma e si affidano a un gioco che procede a strappi. Possesso palla quel tanto che basta, scarsa solidità in difesa (4 gol subiti), ma una grande capacità realizzativa che vale 11 gol segnati. Se Pogba finora si è acceso ad intervalli, Giroud, Griezmann e Payet sono in ottima condizione. 

Nell’altra metà del campo Löw conta gli infortunati, tutti titolari: Khedira e Gomez oltre allo squalificato Hummels (il giustiziere dei francesi ai quarti del Mondiale brasiliano). Le aquile tengono e fanno girar palla quasi come il Barcellona di Guardiola, segnano poco (7 reti) ma hanno concesso una sola esultanza agli avversari: a Bonucci su rigore. Il ct tedesco ha dovuto, persino, incassare le accuse di aver rinunciato al proprio gioco per specchiarsi nell’Italia di Conte.

Eppure, nella storia, Francia e Germania sono sempre state - e sono - il reciproco modello di riferimento. Basterebbe citare l’Alsazia-Lorena per condensarne l’incontro-scontro. Si contesero a vicenda il dominio delle due regioni per ben quattro volte in 70 anni: annesse all’Impero germanico con la guerra franco-prussiana nel 1871, alla Francia con la Prima guerra mondiale, al Terzo Reich nel 1940 e ancora sotto la giurisdizione francese nel 1945. E ricordare, nei tempi moderni della crisi economica che attanaglia un’Unione Europea frenata dai patti di Stabilità, la “battaglia” degli asparagi bianchi che si producono sulle rive del confinante Reno. Sempre di campi si tratta…La Francia ne uscì sconfitta perché i sindacati non accettarono la contrazione delle paghe dei braccianti, così le commesse finirono dall’altra parte del fiume, in Germania, dove, pur di lavorare, subirono una riduzione che poi rilanciò l’economia regionale.

Tornando al calcio, Löw e il team manager Bierhoff, qualche anno fa, si recarono al Centro tecnico nazionale di Clairefontaine, la culla del calcio francese costruita nel 1988 che dieci anni dopo partorisce la Coppa del Mondo. Infrastrutture tecniche all’avanguardia, osservazione ed educazione dei migliori talenti, integrazione razziale, costruzione tecnica e tattica dei giocatori: a Francoforte sta nascendo la versione teutonica. Negli scontri diretti i francesi conducono per 12-9. In Spagna, nel 1982, la “lotteria” dei rigori debutta al Mondiale per la semifinale Francia-Germania Ovest. E’ l’8 luglio, la “Notte di Siviglia”. Dopo l’1-1 firmato da Littbarski e da Platini su rigore, ecco l’uscita folle del portiere tedesco Schumacher che travolge e blocca il cuore del francese Battiston. Nei supplemen-tari, francesi avanti con Trésor e Giresse ma Rummenigge e Fischer siglano il 33. I tiri dal dischetto premiano poi i tedeschi per 5 a 4. Dopo Italia-Germania 4-3 del 1970 è considerata la migliore partita del calcio mondiale. Ora, dopo l’uscita dell’Inghilterra e l’arrivederci dell’Italia, oggi ci accontentiamo di una solida partita “europea”.

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