martedì 21 gennaio 2014
​Lo sport dopato della Germania dell'Est continua ad avere le sue vittime. Uomini e donne che dopo la gloria e le vittorie devono affrontare una vita drammatica.
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Sapevamo che il doping nell’ex Ddr (Repubblica democratica tedesca) aveva creato dei “mostri”. Donne che avevano improvvisamente “cambiato sesso”, atleti-uomini che sottoponendosi come “cavie” ai test farmaceutici del laboratorio di Lipsia e dintorni, avevano contratto tutti i tipi di patologie a cominciare dai tumori al pancreas, al fegato e le leucemie. Molti di loro hanno avuto momenti di gloria e medaglie, grazie a quegli “aiutini scientifici”, ma una volta usciti di scena, sono andati incontro a delle morti precoci. Sono le vittime del doping, le “morti bianche dello sport”. Questo è toccato in sorte ai più sfortunati dei quali solo ora la stampa tedesca comincia a parlare. Così, 25 anni dopo la caduta del Muro di Berlino, ecco riemergere anche il drammatico dato di 100 ex atleti della ex Ddr che vengono ancora sottoposti a cure psichiatriche temporanee o permanenti. A rivelare questa ecatombe di “malati psichici dello sport” è stata Ines Geipel, presidente dell’associazione che fornisce assistenza alle vittime del doping di Stato nell’ex Germania Est. «Stiamo per lanciare una nuova iniziativa per sostenere le vittime del programma di doping sistematico», annuncia battagliera la Geipel che vuole che il mondo sappia. È giunto il tempo di alzare anche la cortina di ferro sul doping di stato. Nel 2000, durante il processo a Manfred Ewald, ex ministro dello sport e presidente del Comitato olimpico della Ddr, il giudice ha riconosciuto un indennizzo di circa 10mila euro a ciascun ex atleta della Germania Est che ha subito danni derivanti dall’uso (meglio sarebbe parlare di “abuso”) di sostanze dopanti che gli sono state somministrate durante la carriera. Sono tanti quegli atleti che hanno subito dei danni permanenti per colpa di una medicalizzazione scellerata, il cui unico obiettivo era quello di conquistare più medaglie e record mondiali e olimpici possibili, in modo da far attestare la Germania dell’Est tra i paesi leader, anche grazie allo sport. Uno sport sicuramente di altissimo livello tecnico, ma al prezzo di decine, forse centinaia di vittime, a cominciare da quegli ex atleti ora in difficoltà per i quali è stato istituito un provvidenziale Centro di Consulenza che viene finanziato (al 50%) dal Ministero degli Interni. Un piccolo risarcimento, forse tardivo, ma comunque importante, per tentare di salvare ancora il salvabile e soprattutto per far luce in maniera definitiva sul quella pagina nera dello sport dopato della ex Germania Est.
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