giovedì 20 luglio 2017
Due giorni di convegno e festa sabato e domenica a Rimini per ricordare la nascita dei volontari internazionali della Comunità Giovanni XXIII ora presenti in 17 aree di guerra
Un volontario di Operazione Colomba durante una missione in Colombia

Un volontario di Operazione Colomba durante una missione in Colombia

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Il Corpo nonviolento di Pace della Comunità Giovanni XXIII di Rimini, denominato Operazione Colomba, compie 25 anni. Per celebrare un quarto di secolo di attività in prima linea in 17 guerre in vari Paesi, la Comunità fondata da don Oreste Benzi ha organizzato due giorni d’incontri e riflessioni a Rimini sabato e domenica. Presso la parrocchia di San Lorenzo in Correggiano, sede storica della formazione dei volontari alle porte di Rimini, si terranno incontri e dibattiti, ma ci saranno anche stand con cibo, musica e tante storie per continuare a costruire insieme il futuro.

Il Corpo di Pace nacque nell’estate del 1992, nel pieno del conflitto della ex-Jugoslavia, dall’intraprendenza di alcuni giovani romagnoli sostenuti da don Benzi, che ha sempre creduto nella potenzialità di questo progetto. Commenta Giovanni Paolo Ramonda, l’attuale presidente della Giovanni XXIII: «L’obiettivo dei fondatori fu di portare la presenza di volontari civili, non armati, al fianco dei più poveri, nel cuore delle guerre. Da questa intuizione si è poi scoperto che il modello d’intervento funziona: dove sono presenti i nostri volontari, allora la violenza si riduce e si favorisce il dialogo. Da allora siamo intervenuti nella maggior parte delle crisi belliche degli ultimi anni: dalla Cecenia al Congo, da Timor Est al Chiapas».

Oggi Operazione Colomba è presente in Israele e Palestina, in Libano, in Albania e in Colombia. Nel 2016 in Palestina, i volontari hanno denunciato 122 violenze e aggressioni compiute da coloni ai danni dei civili, 94 abusi e violenze operati dall’esercito, 21 da parte della polizia. In Colombia si sostiene la resistenza della Comunità di Pace di San José de Apartadò, rimasta disarmata e neutrale rispetto al conflitto in corso, proteggendola con una presenza internazionale dalle incursioni di esercito e paramilitari. In Albania i volontari scortano disarmati i bambini e le loro famiglie minacciate dalla vendetta delle faide. In Libano, infine, i volontari hanno protetto i profughi fuggiti dalla Siria dagli sgomberi e dalle incursioni dell’esercito. Grazie ai corridoi umanitari, legali e sicuri, sono riusciti a portare in Italia le famiglie più fragili.

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