giovedì 8 settembre 2016
Calcio, aiutiamo la meglio gioventù
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Passano gli anni, si alternano i ct in Nazionale (con relativi appelli alla necessità di nuove leve) e si moltiplicano i progetti di formazione dei giovani calciatori da parte della Federazione. Ma il problema resta sempre sul tavolo: i club italiani hanno una propensione a far giocare giocatori “vecchi” più alta rispetto ai concorrenti degli altri principali campionati europei (Premier League, Bundesliga, Liga e Ligue 1). Le statistiche relative alle prime due giornate di campionato, elaborate dall’Osservatorio europeo sul calcio professionistico di Neuchetel (CIES), sono impietose.

Per la seconda stagione consecutiva la squadra più vecchia dei cinque tornei più ricchi del continente è il Chievo: i veronesi hanno un’età media di 31.4 anni. La formazione di Maran è l’unica che ha una media superiore ai 30 anni. E’ chiaro che si tratta di un dato parziale perché il centro studi svizzero ha preso in esame i giocatori scesi in campo nelle prime giornate dei relativi campionati fino al termine di agosto. Ma il numero comunque conferma la tendenza della scorsa annata nella quale i gialloblù veneti avevano lo stesso primato di longevità calcistica. Non fanno eccezione le nostre rappresentanti in Champions League.

Delle 16 finaliste appartenenti a Italia, Inghilterra, Germania, Francia e Spagna la più vecchia è la Juventus con una media molto vicina ai 30: per la precisione 29.7. D’altronde i bianconeri, per tentare di dare l’assalto al trofeo più ambito, hanno acquistato giocatori dotati di esperienza internazionale come il 33enne Dani Alves oltre ai più giovani Pjianic e Pjaca. In mezzo, a livello anagrafico gli altri nuovi rinforzi: Higuaìn (27), Cuadrado (28) e Benatia (29).

La squadra di Allegri ha più di cinque anni di media in più rispetto alla formazione baby della Champions League che sta per iniziare: il Bayer Leverkusen che viaggia a quota 24.5. I tedeschi sono seguiti dalle francesi Monaco e Lione con 24.9 e 25.2. D’altronde la Ligue 1 è il campionato meno “stagionato”. Anche il Paris Saint Germain, costruito con i milioni a pioggia della famiglia qatariota Al-Thani, ha un’età media piuttosto bassa: 26.1. Pure il Real Madrid, tra le “grandi” europee, ha scelto una strategia di prospettiva: 26 anni di media per i ragazzi di Zidane dove vengono impiegati stabilmente giocatori come Varane (23) e Casemiro (24). Dalla parte opposta di questa classifica, appena sotto la Juventus, si colloca il Manchester City con un’età media di 28.8, seguito dal Leicester di Claudio Ranieri con 28.4. La Premier League dopo la Serie A è il campionato meno “verde” d’Europa.

Anche Oltremanica c’è una certa predisposizione per i calciatori d’esperienza. Non a caso si tratta dei due tornei dove sono stati spesi più soldi nel corso dell’ultima campagna acquisti. La massima divisione inglese ha investito in acquisti la cifra “monstre” di 1.43 miliardi di euro. Il nostro campionato si è piazzato al 2° posto con una cifra inferiore del 50% rispetto ai nababbi della Premier: 713 milioni. Ma le 20 società della nostra massima divisione hanno venduto molto di più rispetto ai club inglesi con un saldo negativa di -34 milioni rispetto ai -839 milioni del campionato più ricco del mondo. Al di là della differenza di deficit, è abbastanza evidente che dove si compra molto sale anche l’età media. Proprio per ovviare a questa cronica ritrosia a lanciare calciatori giovani la Figc sta cercando di predisporre nuovi progetti che favoriscano l’inversione di tendenza.

Tra questi, la riforma dei campionati giovanili al via nel fine settimana. Vanno in soffitta Allievi e Giovanissimi. Entrano in scena Under 17, Under 16 e Under 15, che si affiancano a Primavera e Berretti, con divisione tra Seria A-B e Lega Pro. In questo modo la Federazione spera di ottenere un duplice effetto. Da un lato, le categorie su base annuale ricalcheranno la struttura delle Under azzurre e potrebbero aiutare a ridurre gli effetti negativi di un reclutamento basato su bienni (eccessiva preponderanza dei ragazzi nati nella prima parte del biennio). Dall’altro la separazione tra A-B e Lega Pro dovrebbe aumentare il livello di competitività dei nuovi campionati giovanili. La stessa logica ha favorito la riforma del torneo Primavera voluta dalla Lega Serie A che andrà a regime nella stagione 2017-18 con la creazione di un campionato unico superiore di prima fascia e due gironi inferiori di secondo livello.

Sono mosse che seguono il dibattito in agenda da molti anni sulla creazione delle squadre B sul modello spagnolo e tedesco, un passaggio che in Italia fatica a diventare realtà. Così la Figc prova a muoversi a monte con questa nuova struttura dei tornei giovanili con la speranza di riuscire a mettere a disposizione dei club talenti più rodati: la volontà di Via Allegri è quella di fornire una base preparata. Poi ovviamente spetta alle società la scelta finale: credere o meno nel giovane promettente con evidente beneficio sulla sua esperienza nel calcio professionistico. Emblematica la situazione della recente finale dell’Europeo Under 19 raggiunta dall’Italia del Ct Vanoli, poi sconfitta pesantemente 4-0 dalla Francia. I giovani transalpini vantavano già 195 presenze in prima squadra tra prima e seconda divisione. Quelle dei nostri si contavano sulle dita delle mani.

Qualcosa si muove: consultando i dati dell’osservatorio di Neuchetel sorprende vedere che nelle prime due giornate di Serie A la squadra con l’età media più bassa insieme al Bologna (25.8) è stato il Milan, solitamente formazione abituata ad affidarsi a giocatori esperti. Nelle ultime stagioni con i vari Donnarumma, De Sciglio, Calabria e Romagnoli l’orientamento è cambiato. Però contribuiscono anche gli stranieri Suso e Niang. Restando a Milano pure l’Inter ha messo nel mirino giocatori Under 25, ma si tratta di ragazzi arrivati dall’estero come Gabigol e Joao Mario. Continua a non essere facile la vita dei giovani talenti in Italia.

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