sabato 14 gennaio 2012
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La vicenda dello spettacolo teatrale "Sul concetto di volto nel Figlio di Dio", programmato per fine gennaio al Teatro Parenti, ha sollecitato un comunicato della Curia di Milano, che ha raccolto le parole della regista e direttrice del Teatro, Andrée Ruth Shammah, apparse venerdì su un quotidiano. La Curia chiede «che sia riconosciuta e rispettata la sensibilità di quanti cittadini milanesi, e non sono certo pochi, vedono nel Volto di Cristo l’Incarnazione di Dio, la pienezza dell’umano e la ragione della propria esistenza. Proprio perché Milano - continua il comunicato - è una “città che ha sempre rappresentato il pensiero illuminato, la religiosità alta, il dialogo e l`apertura”, invitiamo a considerare che la libertà di espressione, come ogni libertà, possiede sempre, oltre a quella personale, una imprescindibile valenza sociale. Questa deve essere tenuta particolarmente in conto da parte di chi dirige istituzioni di rilevanza pubblica, per evitare che un’esaltazione unilaterale della dimensione individuale della libertà di espressione conduca ad “tutti contro tutti” ideologico che divenga poi difficilmente governabile».Di questa dimensione sociale della libertà di espressione, conclude il breve comunicato, «avrebbe pertanto potuto farsi carico più attentamente al momento della programmazione la direzione del Teatro. La preghiera per manifestare il proprio dissenso non può accompagnarsi a eccessi di qualunque tipo, anche solo verbali».POLEMICA (E PROPAGANDA) PER IL TESTO CONTESTATO SU GESU' «Facciamo cultura ma senza offendere». La regista Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Franco Parenti di Milano, aveva scelto, venerdì, le colonne del «Corriere della Sera» per diffondere una «lettera aperta alle Autorità civili e religiose della città di Milano» chiedendo loro di «intervenire, in modo pacato, ma autorevole, per riportare serenità nell’acceso dibattito che si è scatenato intorno allo spettacolo "Sul concetto di volto nel Figlio di Dio"» di Romeo Castellucci. Lo pièce, che arriverà a Milano il 28 gennaio e di cui «Avvenire» si è occupato giovedì, è diventata un "caso" dopo le dure proteste a Parigi per alcune scene che sono state ritenute offensive e blasfeme da una parte del pubblico. Shammah dice di aver ricevuto e-mail intimidatorie e ha posto un aut aut: se non si sentirà spalleggiata da politici e religiosi (citato anche il cardinale Scola), rinuncerà alla messa in scena. L’appello, però, ha tutto il sapore dell’iniziativa propagandistica, con i laici dipinti come paladini della libertà di espressione e i cattolici che rischiano di apparire i "soliti bigotti", senza che si tenga conto della loro sensibilità religiosa, elemento non trascurabile della cultura italiana.

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