lunedì 17 novembre 2014
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Lo ripete da anni. «L’emittenza locale è un patrimonio tutto italiano. Ma in troppi, a cominciare dal legislatore, l’hanno considerata alla stregua di un accidente». Luigi Bardelli è il presidente della Corallo, l’associazione che insieme con l’Aeranti rappresenta mille imprese radiotelevisive. Ed è anche un editore: a metà anni ’70 fonda (e ancora dirige) Tv Libera Pistoia. «Le stazioni locali – afferma – sono la voce dei nostri mille campanili. Raccontano le gioie, le attese, i problemi e le delusioni dei singoli territori. Però i partiti non lo hanno capito, compresi quelli che dovrebbero avere a cuore il principio della sussidiarietà».Bardelli ha il dente avvelenato. Il taglio di decine di frequenze entro la fine dell’anno rischia di far chiudere oltre cento reti. «L’emittenza locale è stata abbandonata a se stessa – sostiene –. Chi ha avuto la possibilità di decidere ha preferito coltivare la vicinanza ai grandi network, pubblici o privati che fossero, e non ha colto il valore delle nostre tv nell’ambito del pluralismo italiano. Ci si è limitati a qualche spot da parte del ministro di turno e lo Stato non ha mai messo a punto un piano che potesse dare al settore la sua dignità».La prossima “ghigliottina” ne è la prova. Si devono liberare 76 frequenze che creano disturbi oltre confine: lo si sapeva da anni ma l’Italia le ha assegnate comunque. «Nel passaggio al digitale – ripercorre Bardelli – sono state affidate alle emittenti locali frequenze non censite a livello internazionale e quindi soggette a contestazioni. Di fatto i nostri Governi non sono riusciti a far comprendere all’Europa che il comparto delle locali rappresenta un’esperienza unica a livello continentale da valorizzare».Il pericolo della “telemattanza” sarà al centro anche del programma Siamo Noi in onda martedì su Tv2000 dalle 15,25. «Nel 2012 abbiamo ricevuto dallo Stato le frequenze che adesso ci vengono revocate – spiega Bardelli –. E in base a quelle assegnazioni sono stati fatti gli investimenti. Ora la via d’uscita è concedere alle tv locali le frequenze rimaste libere dall’ex beauty contest. Altrimenti si prospetta la fine di tante emittenti che sono anche una fonte significativa di occupazione, soprattutto giovanile. Certo, non ci arrenderemo. E già sono pronti infiniti ricorsi al Tar».
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