venerdì 30 settembre 2016
A Lampedusa il 68° Prix Italia, il premio organizzato dalla Rai per le migliori serie tv, documentari e prodotti web internazionali. (Angela Calvini)
I Big Data per raccontare le migrazioni
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I Big Data cambiano il modo di raccontare le migrazioni, dandone una visione più completa e corretta. L’importante, però, è usarli per fare buon giornalismo. Questa la sfida lanciata oggi dal 68° Prix Italia, il premio organizzato dalla Rai per le migliori serie tv, documentari e prodotti web internazionali. La manifestazione si è aperta ieri a Lampedusa, per scelta del presidente Rai Monica Maggioni che sarà presente domenica insieme al direttore generale Rai Antonio Campo dall’Orto, insieme a Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione Europea e Paolo Gentiloni, ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, per discutere delle responsabilità dell’Europa e del servizio pubblico di fronte alle migrazioni: titolo di quest’anno “Historytelling, now”, raccontare storie, adesso. Per l’occasione, la nuova piattaforma digitale del servizio pubblico RaiPlay dedicherà a partire da oggi un’intera striscia al tema dell’immigrazione moderna e alla memoria dell’emigrazione italiana. Oggi il convegno “Big Data, digital and refugees” ha dimostrato come i dati tradizionali, come censimenti, indagini sulle famiglie e il lavoro e i registri amministrativi, non siano più sufficienti per analizzare e interpretare il complesso fenomeno migratorio. “Fenomeni che sono sempre esistiti, ma che ora vengono rappresentati nel web e dal web. Occorre però che i giornalisti e i media studino i dati, per non cadere, come troppo stesso accade, in una rappresentazione stereotipata dei migranti” ha detto Paolo Ciuccarelli, professore associato del Politecnico di Milano e direttore scientifico del Research Lab Density Design. Come succede con gli allarmismi riguardo alle”ondate” migratorie: nel 2015 in Europa sono stati 1 milione i richiedenti asilo, pari allo 0,16% della popolazione europea. Molte università stanno invece studiando l’enorme mole di dati provenienti dal web anche perché, come ha aggiunto Marzia Rango, ricercatrice del tedesco Iom, International Organization for Migrants, specializzata nell’analisi dei dati, “questi sono sempre più importanti per i politici per fare previsioni, gestire risorse e gestire i destini di queste persone”. Da dove provengono questi Big Data? Su una popolazione di 7 miliardi e 210milioni di persone, 3 miliardi e dieci milioni usano internet, 2 miliardi e 78milioni usano social network, 3 miliardi e 649milioni il cellulare. I Big Data vengono ricavati dall’analisi dei tabulati telefonici, dai social network, dalla geolocalizzazione, dallo scambio di email. Tutto questo pone anche dei problemi riguardo la privacy e le libertà civili. “I Big data sono fondamentali ma debbono essere analizzati da centri di ricerca certificati - ha concluso il consigliere Rai Franco Siddi – Perché spesso c’è chi li utilizza parzialmente per dimostrare le proprie tesi . Per questo la Rai lancia questo messaggio all’Europa da Lampedusa. Bisogna rafforzare l’indipendenza del servizio pubblico che deve stare in prima linea per dare una guida anche alle emittenti private e forza e coraggio al giornalismo indipendente
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