martedì 1 luglio 2014
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Se si pensa a una musica che rappresenti l’Europa la mente va subito all’Inno alla gioia della Nona di Beethoven, diventato, appunto, l’inno ufficiale del Vecchio continente. «E nel concerto di questa sera non mancherà» assicura Francesco Maria Colombo che oggi sarà sul podio del Teatro dell’Opera di Kiev per un concerto, promosso dall’Istituto italiano di cultura della capitale dell’Ucraina e dal Comitato italiano nazionale di musica, che festeggerà l’inizio del semestre di presidenza italiano dell’Unione europea. Ma il direttore d’orchestra milanese – un passato da critico musicale tra Avvenire e il Corriere della sera e un presente dove si sta facendo largo la fotografia – se deve dire quali pagine possano rappresentare al meglio l’Europa cita «la musica in cui ci sono scambio di identità e relazioni: penso alle cantate italiane di Haendel, un musicista tedesco, alle opere italiane dell’austriaco Mozart, ma anche a Brahms che scrive le Danze ungheresi o a Bizet che, pur non essendo mai stato in Spagna, ha composto la più bella opera spagnola».E per dare il "la" al semestre di presidenza italiano dell’Unione che pagine ha scelto, maestro Colombo?«L’idea è quella di affrontare con l’Orchestra sinfonica nazionale d’Ucraina e il Coro del Teatro dell’opera nazionale d’Ucraina pagine che hanno un significato nella tradizione musicale italiana. Ecco il Vivaldi della Primavera e dell’Estate affidate al violino solista di Francesca Dego, ma anche la sinfonia del Guglielmo Tell di Rossini, il Va’ pensiero del verdiano Nabucco e l’Inneggiamo della Cavalleria rusticana di Mascagni. Ma anche il Vissi d’arte dalla pucciniana Tosca e l’Ave Maria di Caccini affidate a cantanti ucraini, il soprano Liudmyla Monastyrska, il mezzosoprano Anzhelina Shvachka e il basso Sergii Magiera. Il nostro sassofonista Gaetano Di Bacco affronterà Four pictures from New York di Roberto Molinelli. E poi dirigerò alcune pagine di Zorba il greco di Mikis Theodorakis per rendere omaggio alla Grecia che chiude il suo semestre di presidenza».Il concerto è in Ucraina, terra segata da divisioni e conflitti negli ultimi mesi.«Kiev è un territorio di frontiera. Suonare dove ogni giorno si combatte vuole anche essere un auspicio, un augurio, che faremo di fronte alle autorità presenti, perché la pace possa tornare al più presto nel territorio».Anche attraverso la musica?«La musica non compone orizzonti di pace in sé, ma dice che è nelle potenzialità di tutti noi creare armonia. La musica non agisce politicamente, ma offre la possibilità di condividere simboli come la bellezza e la gioia che aiutano a iniziare un cammino di dialogo e riconciliazione. E lo fa, a differenza di quello che dicono in molti, attraverso un linguaggio che non è universale. Pensiamo ai ritmi di paesi come l’Africa o l’Asia, lontani alla cultura occidentale che ha dato origine alla grande musica classica: per comprendere queste melodie dobbiamo avere strumenti adeguati, penetrare la cultura dalla quale provengono».Dopo aver detto addio al giornalismo, la musica è diventata la sua principale occupazione, anche se da qualche tempo si è fatta strada la passione per la fotografia.«Sono appassionato di tutto, non c’è niente che non mi interessi. Mi dispiace solo che non avrò il tempo per conoscere tutto quello che c’è nel mondo. Ho sempre cercato di evitare la settorialità della carriera. In alcuni momenti della mia vita la scrittura è stata preponderante, in altri la musica ha reclamato il suo spazio. Adesso, da qualche tempo, c’è la fotografia».Da dove nasce questo interesse?«Mi piace non lascare in un limbo superficiale la profondità dello sguardo che mi ha sempre affascinato. Per anni ho preso lezioni senza mai pubblicare uno scatto. La fotografia non è un’arte superficiale, ma ha addentellati metafisici perché ha in sé la vertigine del rapporto tra istante e perpetuazione. Dopo gli scatti architettonici legati a Giuseppe Verdi (ora pubblicati da Allemandi nel volume Verdi architetto, ndr.) a fine anno farò una mostra tutta di ritratti, con molti personaggio della cultura in una veste inedita. E sto lavorando ad un saggio filosofico sul rapporto tra tempo e fotografia».
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