martedì 19 gennaio 2016
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È stata la serie di fantascienza più longeva (ben 9 stagioni) e quella che ha riscritto negli anni 90 il genere fantascientifico, forte di 16 Emmy, 5 Golden Globes oltre a due film nel 1998 e nel 2008. Ora è pronta a tornare. L’epoca televisiva di X-Filessembra lontana anni luce da quella dei talent come X-Factor che ha “scippato” il logo della serie ideata da Chris Carter seguita, dal 1993 al 2002 da milioni di fans (da noi andò in onda su Italia 1). Nell’epoca dei “reboot”, dei “sequel” e dei “prequel”, tutti prodotti che sfruttano un marchio forte sino all’osso, non poteva non toccare anche a X-Files, che debutta il 24 gennaio negli Usa con la prima di sei puntate, per arrivare il 26 gennaio sugli schermi italiani su Fox (canale 112 d Sky) e in altri 60 Paesi. I protagonisti non potevano che essere quelli storici, David Duchovny e Gillian Anderson, inevitabilmente cresciuti, ma ancora credibili e sempre in sintonia, che tornano sullo schermo dopo 13 anni nel ruolo degli agenti dell’Fbi Fox Mulder e Dana Scully, a indagare su paranormale, Ufo e alieni. Sono due cinquantenni che si muovono nel mondo di oggi (la serie non riprende da dove si era fermata), e che ne avranno da raccontare sul loro passato. Tornano tanti altri celebri personaggi come il misterioso “uomo che fuma”, interpretato da William B. Davis, e Walter Skinner, vice direttore dell’Fbi, interpretato da Mitch Pileggi. Il telefilm è stato un vero fenomeno, in una televisione che soffriva ancora del complesso di inferiorità nei confronti del cinema, ma che prodotti come X-Files e l’onirico Twin Peaks di David Lynch (il regista sta per girare la terza stagione con lo stesso cast di 25 anni fa, uscita prevista nel 2017) contribuirono a far evolvere fino ai livelli innovativi di oggi. Ambedue avevano a che fare col mistero, con eventi che sfuggono alla mera razionalità per sconfinare nel campo dell’ignoto.  Thriller in qualche modo “filosofici”, dove l’umano bisogno di conoscere la verità veniva ammantato da pesanti inquietudini e angosce di fine Millennio. Forse proprio per questo, nella tv post 11 settembre, il ritorno di X-Files un senso ce l’ha, al di là del marketing della nostalgia. Uno dei saldi presupposti su cui si era fondato il successo del telefilm X-Files era sempre stata la dicotomia tra desiderio di credere e razionalità. Il passionale agente Mulder, cui è stata rapita la sorellina, vuole credere all’esistenza degli alieni e a un complotto mondiale per nascondere la loro esistenza, mentre l’algida Scully cerca sempre riposta nella razionalità e nella scienza, anche se non poche sono le domande cui dovrà confrontarsi da cattolica. Il primo episodio della nuova serie, che abbiamo visto in anteprima, calca ancora di più la mano sullo sfondo politico. Dopo la celebre inquietante sigla, si entra nella vita dei due ormai ex agenti, alle prese ognuno con le proprie vite, separati. Scully è un’assistente chirurgo presso l’ospedale cattolico Our Lady Of Sorrow Hospital (dedicato alla Mater Dolorosa) di Washington, mentre Mulder è sempre ossessionato dai suoi fantasmi. Dopo un’introduzione riassuntiva, un flash back ci catapulta nel 1947 nel bel mezzo del deserto del New Mexico, a Roswell, insieme a un’astronave aliena che impatta disastrosamennte sul terreno. Si capisce subito che gli effetti speciali di oggi aiuteranno la spettacolarità della serie che nel primo episodio propone una regia più scattante del passato. Poi si torna ai giorni nostri con un giornalista, Tad O’Malley star della tv complottista (una specie di Roberto Giacobbo di Voyager) che mette online le sue teorie. La sua intervista a una giovane che sostiene di essere stata rapita dagli alieni per partorire i loro figli lo porterà a incrociare i due agenti Fbi. «Mi interessano i personaggi come lui – ha spiegato il regista Chris Carter –. Esistono centinaia di siti in cui si teorizza che dietro a ogni evento importante ci sia sempre una cospirazione. Tutta la mitologia di X-Files è nata da questo, dai misteri che pensiamo si nascondano dietro ai racconti ufficiali. E la teniamo viva anche nella nuova serie». Infatti in questa nuova stagione una domanda capovolge quello i cui due agenti avevano creduto: e se i responsabili dei fenomeni paranormali, dei rapimenti alieni e di tutti i misteri non fossero gli extraterrestri ma gli stessi esseri umani? La teoria è che i militari avrebbero sfruttato, dal misterioso incidente di Roswell (l’esistenza degli alieni viene data per certa, togliendo purtroppo un po’ di mistero), le tecnologie aliene per tenere sempre i cittadini in stato di allarme e controllare la popolazione, già massificata attraverso il consumismo. «Il 1992 non era il periodo per lanciare X-Files – spiega Carter –. Mettevamo tutta la nostra fiducia nel governo perché ci proteggesse. I tempi sono cambiati con Edward Snowden e Julian Assange. Noi vorremmo darvi risposte, ma come al solito, porremo più interrogativi». Insomma, per l’ideatore e produttore, la politica globale di oggi rende attuali i misteriosi complotti di X-Files, anche se lo stesso Carter dichiara di essere «scettico» sull’esistenza degli alieni, confermando di avere messo nella serie soprattutto «la mia fede nella scienza». Ma il vero segreto del successo della serie, come dice Carter, è la dialettica fra i due agenti a confronto con i misteri e con il Mistero.  Pochi personaggi della finzione televisiva sono stati tanto amati quanto gli agenti Scully e Mulder. Due persone che si compensano, si attraggono sempre in modo distaccato, alla fine si amano. Ma è lei ad avere la psicologia più sfumata e interessante. Dana nasce da famiglia cattolica, porta una croce al collo regalatale dalla madre, ma la sua fiducia totale nella scienza lascia su uno sfondo sempre più lontano la religione. Il cancro, affrontato nelle serie precedenti, pare riavvicinarla alla fede. Ma fede e scienza non sono più due rette parallele, quando le regole che governano il mondo vanno in crisi di fronte ad eventi inspiegabili. Ed è lì che l’agente Scully lascia trasparire la sua spiritualità per trovare una chiave di interpretazione che dia un senso agli eventi di cui è testimone. Vedremo come andrà. Anche perché, se questo ritorno funzionerà, è tutto pronto per una nuova serie più lunga e per un terzo film.
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