venerdì 31 ottobre 2014
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Non era mai successo che il patrimonio musicale del Vaticano venisse inciso in un disco. Un patrimonio fatto di partiture che, nel corso dei secoli, Giovanni Pierluigi da Palestrina e Lorenzo Perosi hanno scritto per le celebrazioni del papa. Un patrimonio che la Cappella musicale pontifica custodisce e tiene vivo. E che ora viene messo a disposizione di tutti grazie ad un progetto che vede collaborare la Sistina e il suo maestro, monsignor Massimo Palombella, con la Deutsche Grammophon, l’etichetta discografica dei grandi musicisti da Karajan alla Argerich, da Abbado a Pollini. Esce l’11 novembre in anteprima mondiale in Italia  Habemus Papam. La musica del Conclave. «È un doppio cd che raccoglie i canti eseguiti dalla Sistina durante le celebrazioni che nel 2013 hanno visto l’elezione di Jorge Mario Bergoglio » anticipa in esclusiva ad Avvenire monsignor Palombella che la prossima settimana, insieme ai vertici della DG, consegnerà la prima copia del disco a papa Francesco. Ci sono la  Missa pro eligendo Pontifice,  l’ingesso in Conclave con il canto del Veni Creator, la Messa celebrata da Francesco con i cardinali nella Cappella Sistina e la Messa per l’inizio del ministero petrino. E ci sono, pubblicati per la prima volta, gli undici minuti con l’annuncio dell’«Habemus Papam» e con le prime parole pronunciate da Francesco la sera del 13 marzo 2013.
«Due cd che offrono la fotografia di un evento unico. Non siamo andati in studio a reincidere i brani che abbiamo eseguito durante le celebrazioni – racconta monsignor Palombella –, ma usando le tracce audio di Ctv e Radio vaticana abbiamo voluto offrire la presa diretta delle liturgie: poco editing  per provare a fare assaporare la bellezza di un grande evento di fede». Ecco che un colpo di tosse, un aereo che passa sopra piazza San Pietro rendono bene l’effetto live. Così come la voce del cardinale Angelo Sodano, che ha presieduto al Missa pro eligendo Pontifice,  che intona il Pater Noster nella monodia gregoriana. «Per il Conclave che ha portato all’elezione di Francesco – prosegue il direttore della Sistina – abbiamo voluto attingere alle fonti del rito: l’Offertorio della  Missa pro eligendo Pontifice è di Palestrina così come il Tu es pastor ovium,  brano scritto nel 1585 per l’incoronazione di Sisto V». Una ricerca che monsignor Palombella fa per ogni celebrazione del Papa «perché se non c’è ricerca la liturgia diventa solo emozione e non quello che deve essere, ovvero il luogo dell’incontro con Dio. E perché il nostro compito è quello di collocare la tradizione nella  liturgia alla luce del Vaticano II. La grande lezione, che è poi la grande sfida del Concilio è quella di saper valorizzare la tradizione facendola però dialogare con la cultura contemporanea. I padri sinodali ci hanno chiesto di comprendere, in tutti i campi, che siamo uomini che vivono nell’oggi. Noi lo facciamo con la musica. E per questo anche il gusto compositivo deve trasudare di ciò che il Novecento ci ha dato: se la dimensione contrappuntistica è la cifra di Palestrina, oggi l’attenzione è sull’impasto vocale, sulla ricerca di colori».Monsignor Palombella compone musica per i coristi della Sistina: «Il mio orizzonte è quello della liturgia» racconta spiegando poi che «occorre essere attenti a dove la cultura si muove per non fare dire all’uomo contemporaneo “Questo è vecchio”». Ecco allora il valore del progetto con la Deutsche Grammophon che si svilupperà su due linee. «Le registrazioni dal vivo dei grandi eventi, innanzitutto. Dopo l’elezione di Francesco la prossima tappa sarà quella delle celebrazioni per la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. L’altra linea è quella delle registrazioni in studio dove incideremo il repertorio della Sistina». E se la prima preoccupazione è che «tutta l’attività concertistica della Cappella Sistina ha come unico fine l’evangelizzazione perché con la nostra musica portiamo un annuncio» è anche vero che non manca un attenzione al valore artistico delle pagine proposte: «Occorre uscire dall’idea che tutto è esaurito perché tutto è stato già detto e che ora c’è solo la possibilità di ripetere il già fatto. La sfida è quella di saper coniugare la ricerca con la semplicità che non significa banalità, ma la possibilità di far partecipare la gente alla liturgia» riflette il direttore.Per monsignor Palombella «esiste un’assoluta continuità tra ciò che chiedeva Benedetto XVI e quello che chiede Francesco. C’è un grande interesse e una grande preparazione culturale e musicale di papa Bergoglio». E ricorda che «con Benedetto XVI abbiamo iniziato un progetto ecumenico di scambio con altre colarli: il 29 giugno del 2012 abbiamo cantato con il coro dell’abbazia di Westminster, nel 2013 è stata la volta del coro della Thomaskirche di Lipsia, la chiesa di Bach, mentre quest’anno abbiamo ospitato il coro del Patriarcato di Mosca. Nel 2015 toccherà al coro della chiesa di San Tommaso di New York. Un progetto che Francesco ha fatto proprio perché convinto che attraverso la musica si può arrivare dove la teologia e la diplomazia faticano a farsi strada per provare a creare percorsi di unità».
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