giovedì 11 febbraio 2016
Frassica, a Sanremo canto i piccoli angeli
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«Io con questo brano sui drammi del Mediterraneo lo volevo addirittura portare in gara al Festival di Sanremo. Ma siccome il regolamento non prevede in gara una poesia non cantata, Conti ci ha trovato uno spazio comunque all’Ariston». Nino Frassica è particolarmente orgoglioso di essere riuscito a commuovere, ieri sera al Festival, milioni di persone intonando il delicato brano A mare si gioca, interpretata dall’attore siciliano su testo scritto dall’autore e produttore Tony Canto. Una filastrocca che, nel paradosso del mare che dovrebbe essere fonte di gioia e non di morte per i bambini, riflette la storia del piccolo siriano Aylan, morto su una spiaggia della Turchia. Un brano dove le 366 persone annegate al largo di Lampedusa, il 3 ottobre 2013, si trasformano in altrettanti delfini nei versi che si ispirano alle Metamorfosi di Ovidio. Il brano sostiene la campagna “Bambini in Alto Mare” promossa dall’Associazione Ai.Bi., Amici dei bambini impegnata in Italia e in Siria, cercando di sostenere i piccoli nei loro paesi di origine (informazioni su www.aibi.it).

>>>> GUARDA IL VIDEO E LEGGI IL TESTO DELLA CANZONECome è nata l’idea di questo brano? «Quando Tony mi ha fatto sentire questa canzone, ho pensato alle continue tragedie che colpiscono i bambini innocenti, una realtà che interessa quotidianamente non solo le coste della nostra Sicilia ma tutto il Mediterraneo, e tutto l’Europa. Il testo mi ha commosso e ho sentito la canzone subito nelle mie corde». Come si spiega a un bambino la tragedia degli esseri umani che ogni giorno perdono la vita nel Mar Mediterraneo? «Si può spiegare il dramma con il grande potere della fantasia e del sorriso. La canzone sarà anche accompagnata da un videoclip, realizzato da Tizano Russo, dove idealmente io divento il padre di tutti i bambini, dimostrando come nella tragedia ognuno può sentirsi un po’ genitore di quelle piccole vittime». Le è mai capitato di incontrare qualche rifugiato? «Non ho ancora avuto occasione. Mi sono occupato di altre associazioni benefiche, ma spero presto di potere incontrare davvero qualcuna di queste famiglie». Il tema dell’immigrazione e dell’accoglienza, però, divide la politica in Italia e all’estero. «Devo confessare che quando uno come Matteo Salvini dice di rispedirli indietro, io mi scandalizzo. Proprio non lo capisco. La mia posizione la esprimo come posso, con il mio modo di essere un po’ surreale. Io però su quel palco ieri non ero una maschera, ma Nino. Noi artisti abbiamo il potere, mettendoci la faccia, di sensibilizzare le persone. Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità». Insomma, fa il suo dovere come il maresciallo Cecchini in Don Matteo? «Il maresciallo Cecchini è una persona perbene, è un bell’esempio per tutti. Di certo, è più buono di me». Intanto, ha fatto una toccata e fuga dal set… «Stiamo finendo in corsa di girare la decima serie, su quel set non ti puoi neanche ammalare – scherza –. Ma un giorno per questa buona causa me lo sono preso. Comunque Don Matteo è una serie speciale, dove c’è davvero un’aura di spiritualità contagiosa ». Questo per lei in tv è un momento particolare... «In effetti sono finito come ospite fisso di Fabio Fazio per caso. Dovevo andare solo per una puntata, loro mi hanno messo sotto contratto. Così posso esprimere anche il mio lato comico più scatenato, quello, diciamo, che piace tanto a Renzo Arbore». A chi si ispira per la sua comicità? «Al principe assoluto della risata, Totò, che era un attore geniale, ma nella vita era anche una persona molto generosa. Mi piacerebbe essere come lui. Sua figlia Liliana mi ha detto che in me rivede in qualche modo l’ironia di suo padre. Per me è un onore». Lei piace molto ai bambini. Che rapporto ha con loro? «Se piaccio è perché ho un candore, certo costruito con la recitazione, ma che in fondo è anche mio. Se ti muovi come un bambino, l’età non la senti. Infatti, agli attori miei coetanei danno tutti del lei, a me danno tutti subito del tu. Comunque, cerco di adoperare una semplicità di espressione, che sotto sotto non è pero così semplice, ma è più elaborata. Un po’ come papa Francesco... ma io sono arrivato prima – ride ».

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