martedì 23 settembre 2014
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Ventiquattro milioni di euro al mese. È la stima del costo delle violazioni italiani sul web in tema di privacy. Secondo la Federazione Italiana Privacy, «su 2500 siti di imprese o enti italiani in 1.690 casi non è rispettato l'obbligo di informare l'interessato su come saranno trattati i suoi dati personali in violazione del Codice della Privacy, e in molti casi non è rispettata neppure la richiesta di consenso al trattamento dei dati previsto dall'articolo 23. L'ammontare delle violazioni rilevate nell'arco di un solo mese supera il 67% dei siti ed è stimata, codice alla mano, intorno ai 24 milioni di euro, ma la portata del fenomeno è molto più estesa».Calcolando infatti che i domini web registrati presso il Registro.it del Cnr sono ad oggi circa 2,5 milioni, «significa che il campione analizzato equivale ad appena un millesimo dei siti italiani». Quindi, l'entità di queste infrazioni, «è potenzialmente calcolabile in alcuni miliardi di euro». Federprivacy dice di avere trasmesso i risultati del report al Garante Antonello Soro e al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Stando al dossier, «nel 55% dei casi, a non dare idonea informativa all'interessato, sono piccole e medie imprese, mentre il 17% dei siti web che omettono di dare l'informativa svolgono attività in settori legati alla salute, e che quindi trattano dati sensibili, come ad esempio, ospedali, cliniche, laboratori di analisi, studi medici, dentisti, chirurghi».È significativo - spiega Federprivacy - «il fatto che nel 7% dei casi, a commettere tali violazioni siano aziende informatiche, come web agency o società di consulenza nel settori di internet, che spesso sviluppano esse stesse numerosi altri siti web per i loro clienti». Risulta inoltre «che il 6% dei contravventori sono soggetti di condizioni economiche e dimensionali notevoli, come grandi aziende, multinazionali, enti pubblici, e anche personalità come artisti, politici ed altri vip».
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