giovedì 24 gennaio 2013
​Progetto da 4 miliardi sul reddito minimo. E più detrazioni Imu in base ai figli. Si compone il quadro delle ipotesi al vaglio del tavolo tecnico creato dalla lista del premier. Fisco, si vuole partire da un aumento degli sgravi per figlio già concessi sull’Imu Il reddito minimo sarebbe integrato da una gamma di servizi (orientamento al lavoro, ecc.). Anche i ticket sanitari legati al numero dei figli. Al Prof, comunque, l’ultima parola.
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​Un primo intervento sul Fisco concentrato su un aumento delle attuali detrazioni Imu per i familiari a carico. Poi un reddito minimo di 120 euro al mese, integrato da un pacchetto di servizi sociali, a favore dei 3 milioni e mezzo d’italiani in stato di povertà assoluta. E l’aggancio dell’assegno di accompagnamento per disabili e non autosufficienti a modalità di spesa definite, pena (nei casi estremi) la perdita del beneficio. Muove i primi passi il ridisegno delle politiche familiari e sociali allo studio della "lista Monti". Tasselli che, una volta ricevuto il placet del Professore, dovranno andare al loro posto per la fine della campagna elettorale, quando l’intero piano sarà presentato in una iniziativa pubblica (presumibilmente, presenzia Monti stesso).Per ora queste proposte stanno prendendo forma nelle schede e nei documenti che affluiranno sul tavolo tecnico voluto dal premier dimissionario, che si insedierà all’inizio della prossima settimana. Destinate a una elaborazione finale e ad integrarsi con altri progetti, come i nuovi ticket sanitari che il ministro Renato Balduzzi vuole rimodulare dal 2014 con la logica della franchigia, cioè una soglia minima (sotto la quale non si paga) legata alla composizione del nucleo familiare.L’obiettivo che ci si prefigge è dare una copertura che sia più completa, e correlata più direttamente alle esigenze dei nuclei familiari. Il problema con cui fare i conti resta sempre quello della "coperta corta", ovvero della scarsità delle risorse pubbliche a disposizione. Per questo motivo, a esempio, i ragionamenti in corso tendono a evitare - almeno in un primo tempo - un intervento forte sul fronte fiscale. Non saranno richieste formule tipo il quoziente familiare: troppo costoso. La tendenza è, partendo dal principio del "Fattore famiglia", a rafforzare le detrazioni che già sono previste: per l’Irpef e anche (anzi, da lì si intende partire) per altre imposte come l’Imu e la Tares. Per l’imposta sugli immobili è previsto già oggi uno sconto di 50 euro a figlio (fino a 26 anni) fino a un massimo di 8, quindi per un totale di 400 euro che si sommano ai 200 della detrazione-base sulla prima casa.Ma la misura che più caratterizza il piano al vaglio degli esperti montiani è la riesumazione di una sorta di "reddito minimo". Anche per il suo eventuale costo: 4 miliardi, se esteso a tutti i 3,5 milioni di poveri calcolati dall’Istat. Non sarebbe una nuova sperimentazione (come quella che fu tentata nel 2007 dal governo Prodi), ma uno strumento nuovo. Con un importo economico minimo (non più di 120 euro), integrato però dal ricorso a tutta una serie di servizi: di orientamento al lavoro, di assistenza (dei Comuni) per le necessità del nucleo familiare, anche per gli stati di sofferenza psichica che a volte si associano a condizioni di indigenza.Anche il capitolo "disabilità" si basa su un progetto innovativo: introdurre la possibilità che associazioni di famiglie o coop possano assumere una badante per seguire più persone non autosufficienti. Una mossa che si prefigge anche di sconfiggere il "lavoro nero" sempre più diffuso nel settore. Ma, soprattutto, l’idea di fondo è di creare delle "garanzie" sulle modalità di spesa dell’assegno di accompagnamento, in assenza delle quali l’indennità potrebbe anche non essere più erogata. Un ultimo progetto in discussione riguarda ancora le abitazioni: quelle date in comodato gratuito ai figli si potrebbero equiparare alla prima casa, per estendere i benefici fiscali. Il ventaglio d’ipotesi è ampio. Ma su tutte l’ultima parola spetterà a Monti. Compatibilmente coi costi.<+copyright>
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