giovedì 25 giugno 2015
​Vertice con le Regioni a Palazzo Chigi. Appello a collaborare per essere più forti in Europa. Ma i governatori del Nord non ci stanno.
L'Europa arretra: sbarre e non quote I Proposta di legge anti-tratta
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Il prossimo incontro dovrebbe tenersi fra due settimane. Ma a giudicare dagli esiti di quello di oggi a Palazzo Chigi, non sarà semplice per il premier Matteo Renzi ricomporre la frattura politica che vede i governatori di Lombardia, Veneto e Liguria fermamente contrari alle linee d’accoglienza in via di definizione fra il governo, il resto delle Regioni e l’Anci, che riunisce gli 8mila comuni italiani.Le premesse, del resto, non erano rosee. È bastato ascoltare il governatore del Veneto Luca Zaia (Lega), all’entrata della riunione, per capirlo: «I prefetti devono ribellarsi, rispettare le istanze dei territori e non rispondere più al telefono al governo». In sintonia il collega di partito e presidente della Lombardia, Roberto Maroni: «Nel 2012 c’erano 13mila immigrati, 43mila nel 2013, 170mila nel 2014 e oggi 200mila. Bisogna bloccare le partenze, non si può scaricare la situazione sui territori attraverso i prefetti, con un atto d’imperio di Roma. Il metodo Viminale non funziona, crea tensioni».Nella riunione, durata un’ora e mezza, il premier e il ministro dell’Interno Angelino Alfano hanno insistito sulla necessità di attuare un piano d’accoglienza condiviso e capillare in tutta Italia. La mossa renziana di ricevere gli Enti locali prima di partire per Bruxelles era strategica: più l’Italia riesce a mostrarsi compatta e più si potrà ottenere condivisione in Europa, è la sua convinzione. Ma dopo un’ora e mezzo di confronto gli inviti all’unità, ribaditi anche dalla presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, sono stati respinti al mittente. All’uscita, Maroni ha definito l’incontro «inconcludente, il governo ci ha riconvocato tra 15 giorni». Con lui l’irremovibile Zaia («Da parte nostra continuiamo a dire no») e il governatore della Liguria Giovanni Toti: «Per ora non cambia nulla». Di parere opposto Serracchiani: «L’incontro è stato positivo. Non c’è spazio per la demagogia: alcuni governatori la mettano da parte». Anche per il presidente della Conferenza delle Regioni, il piemontese Sergio Chiamaparino, «servirebbe più spirito nazionale e meno spirito di parte».Nonostante l’opposizione di alcune Regioni, il piano del Viminale di trasferimenti dalle coste del Sud ai centri del Nord prosegue: nel solo Piemonte sono previsti nelle prossime settimane 1.300 migranti in arrivo. In estate potrebbero approdare sulle coste italiane anche 5mila migranti a settimana, in aggiunta agli 80mila già presenti. In attesa che la Ue si accordi sulla redistribuzione (che dovrebbe alleggerire l’Italia di 24mila richiedenti asilo) Palazzo Chigi e il Viminale vogliono evitare il ripetersi di scene come quelle della stazione Tiburtina o della Centrale di Milano. Ma lo smistamento nei singoli comuni richiederà lo stanziamento di risorse e l’individuazione di luoghi per gli hub regionali. Il principio ispiratore è di cercare «soluzioni che rispondano a requisiti etici e criteri di ragionevolezza». I punti fermi di Renzi restano due: «I richiedenti asilo si accolgono» e «i migranti economici verranno rimpatriati», mettendoli su voli charter in forza di accordi bilaterali coi Paesi di provenienza.
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