mercoledì 10 febbraio 2016
Respinta la richiesta di non procedere al voto sugli emendamenti: asse con M5S e Ala. Trattativa ferma sul ritiro degli emendamenti e sul numero dei voti segreti. Clima teso nel Pd: libertà di coscienza solo su tre punti. Orlando: governo non farà valutazione politica.
Renzi: decide il Parlamento, no all'utero in affitto
APPELLO «Stepchild adoption? Fermatevi e riflettiamo». In campo filosofi, sociologi, psicologi e medici
INTERVISTA Il capogruppo Zanda: «Chiedo lealtà, niente manovre politiche»
 
Promemoria per il legislatore di Giuseppe Anzani
Unioni civili, percorso a ostacoli
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"Il governo non esprimerà valutazione politica" sul ddl unioni civili, ma solo una valutazione "tecnica" su alcune proposte di modifica "quando palesemente non conformi alla giurisprudenza europea e costituzionale". Lo afferma il ministro della Giustizia Andrea Orlando intervenendo in aula sul ddl unioni civili e sottolineando che "il governo non fa una vera e propria replica, anche perché, come si sa, nel governo stesso e nella maggioranza che lo sostiene ci sono posizioni diverse su un tema così sensibile e delicato".​ Il Senato oggi ha iniziato il voto sul ddl Cirinnà. Il primo passo è stato il voto palese sulla richiesta di non passaggio agli articoli presentato dai senatori Quagliariello e Calderoli in merito al ddl unioni civili e su cui è stata richiesta (ma respinta dal presidente Grasso) la votazione segreta da 74 senatori. Una sorta di pregiudiziale "bis" (quelle regolari sono state bloccate la scorsa settimana) che è stata respinta: hanno votato contro 195 senatori, a favore 101, 1 astenuto. Ampia maggioranza insomma per questo primo test: compatto il Pd, tra i no anche quelli dei verdiniani di Ala (15), del Misto (17) e del M5S (31).  Subito dopo i lavori sono stati interrotti perché il Pd ha chiesto  la convocazione di una conferenza dei capigruppo per decidere i lavori della prossima settimana perché è molto probabile che se l'accordo con la Lega non dovesse arrivare in porto, l'emendamento "canguro" firmato da Marcucci, che resterebbe sul tavolo, potrebbe slittare alla prossima settimana, probabilmente a martedì. E qui si profila un nuovo problema perché il testo dell'emendamento Marcucci così com'è non contiene le proposte di modifica di mediazione messe a punto dal capogruppo in commissione Giustizia Giuseppe Lumia. Così i Dem starebbero pensando ad un "Testo 2" del Marcucci. Dopo la Capigruppo, prenderebbe il via in Aula l'illustrazione del complesso degli emendamenti che potrebbe durare anche per tutta la seduta di domani mattina. Nel pomeriggio di domani è fissato l'esame di interrogazioni e interpellanze. E il ddl Cirinnà slitterebbe così alla prossima settimana. Nulla di fatto tra Pd, Fi e Lega sugli emendamenti. La riunione di questa mattina tra i capigruppo Luigi Zanda, Paolo Romani e Gian Marco Centinaio, non ha prodotto nessun risultato e quella prevista nel pomeriggio è saltata. La Lega in particolare si era impegnata a ritirare 4500 dei suoi 5mila emendamenti a patto che il Pd ritirasse il super-emendamento "canguro" a firma Marcuzzi che bloccherebbe tutti gli emendamenti, annullando di fatto il dibattito. Da Lega e Forza Italia, infatti, sarebbero inoltre arriivate circa un centinaio di richieste di voto a scrutinio segreto.Intanto il Pd concede la libertà di coscienza con il contagocce e nel partito cresce la fronda. Nel corso della riiunione dei senatori Zanda ha comunicato ai suoi le decisioni del partito: libertà di coscienza solo su tre emendenti all'art. 5 a prima firma Lepri (che riguarda l'affido rafforzato) e Guerra (che attribuisce adozione piena anche all'unione civile tra coppie eterosessuali) e alla proposta Mattesini che consente "l'adozione in casi particolari" anche al "convivente di fatto". L'assemblea dem, viene spiegato, ha preso atto della proposta fatta dal capogruppo Luigi Zanda senza però votare. I cattolici con Lepri hanno chiesto libertà di coscienza almeno su nove punti e non è escluso che si possa arrivare ad un compromesso. Oltre alla trentina di senatori contrari alle adozioni cresce il fronte di chi non vede di buon occhio l'azzeramento degli emendamenti tramite la controversa pratica del "canguro" che a questo punto potrebbe essere il primo emendamento a venire votato giovedì. Il premier Renzi spinge sull'approvazione (come ha spiegato ieri nella sua enews agli iscritti del Pd), del ddl ma sulle adozioni del figlio del partner nelle coppie gay (stepchild adoptrion) lascia la parola al Parlamento. Giusta invece la battaglia contro l'utero in affitto per il presidente del Consiglio. Con l'annuncio da parte della senatrice Finocchiaro di una mozione che impegni il governo ad adoperarsi affinché l'utero in affitto venga dichiarato reato universale.  Il ministro della Giustizia Orlando (intervistato da Repubblica) va oltre: la stepchild è fondamentale: senza, i magistrati saranno costretti a colmare le lacune. Proprio il delicatissimo nodo dell'adozione del figlio naturale del partner da settimane è al centro di un braccio di ferro all'interno della maggioranza che vede contrapposti da un lato i centristi di Ap e i cattolici del Pd, che ieri in aula hanno chiesto lo stralcio, dall'altro Renzi e il resto del partito. Alla fine ha prevalso la linea del premier: nessuno stralcio, si va alla conta in aula sull'articolo 5 (quello appunto sulla stepchild adoption) sperando nel sostegno del M5S (che si è rivelato alquanto ballerino dopo l'apertura alla libertà di coscienza proprio sulle adozioni fatta da Grillo e poi subito "ritrattata" dopo le proteste della base). Se poi lo stralcio lo faranno in aula i senatori, Renzi non potrà che prenderne atto. Ncd insiste. no alle adozioni. I centristi confermano il voto contrario sulle adozioni. A ribadirlo il sottosegretario all'Istruzione ed esponente di Ncd Gabriele Toccafondi, a margine di una iniziativa a Firenze. "Se passa il ddl Cirinnà così come pensato e scritto - ha aggiunto - si va all'estero, si acquista un bambino, si torna in Italia e si chiede l'adozione. Noi diciamo no. La nostra linea è questa: alla luce del sole e lampante".  "Una situazione fluida, se non proprio incerta". Così il segretario della Cei Nunzio Galantino commenta lo stato dell'arte a poche ore dall'inizio del voto. "Ho fatto una scelta: mentre è in atto il dibattito parlamentare per rispetto delle istituzioni e del confronto politico, indipendentemente dal fatto che avvenga o meno nei modi giusti, preferisco fare silenzio e aspettare le decisioni del Parlamento".

 

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