sabato 28 marzo 2015
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Quello mosso dal ddl Cirinnà giovedì in Commissione Giustizia al Senato è solo il primo passo. Adottato in tutta fretta come testo base - con il sì del Pd, M5S, Misto e autonomisti, contrari Fi, Lega e Ap (Ncd-Udc) - ora si espone ai contraccolpi interni ai partiti. Il Pd nella riunione di gruppo di martedì mattina farà i conti con le perplessità di molti senatori, altrettanto si preannuncia per Forza Italia, a parti invertite, essendoci due testi molto diversi, uno a firma Caliendo, un altro - di segno contrario - appena presentato da Mara Carfagna. Ma il cammino è ancora lungo: in Commissione il termine per gli emendamenti è fissato per giovedì 7 maggio alle 18. E 'Il Mattinale', la newsletter di Fi alla Camera, punzecchia Alfano, parla di «matrimoni variabili» alludendo alla maggioranza anomala configuratasi. È deluso il Forum delle Associazioni familiari: «Nonostante tutti, o quasi, abbiano cercato di farle cambiare idea (società civile, opposizioni, maggioranza di Area popolare e perfino il Pd) la proposta Cirinnà rimane sostanzialmente invariata. E dietro il falso obiettivo del riconoscimento delle unioni civili si vuole introdurre il matrimonio omosessuale». Col rischio, ora, se non ci saranno modifiche, di andare incontro a «due matrimoni paralleli, uguali per la legge ma diversi per la natura». Modifiche che peraltro, per evitare di arrivare alla piena equiparazione a suon di ricorsi successivi, non potranno essere marginali: «Un testo come quello presentato - denuncia il Forum - non è neppure emendabile né moderabile». Alle parole chiare del segretario della Cei monsignor Nunzio Galantino replicano con soddisfazione Eugenia Roccella e Paola Binetti di Ap e Maurizio Gasparri di Fi. Mentre Monica Cirinnà è sprezzante: «Rispetto le posizioni della Cei, ma io mi occupo di leggi e diritti, semmai di reati. Non di peccati». Poi si corregge, parla di «parole precipitose». E assicura: «Il mio testo è un’ipotesi di lavoro. Ora il Parlamento è sovrano, avrà tutto il tempo per discutere».
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