giovedì 28 maggio 2015
Viaggio in Sicilia, Calabria e Campania: segni di speranza ma anche preoccupazione. Tra le amministrazioni che vanno alle urne, anche Giugliano, 120mila abitanti, la terza città campana.
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Alcuni portano nomi tristemente noti, che evocano faide, sequestri di persona. Altri sono simboli negativi della "Terra dei fuochi". Altri, invece, sono quasi sconosciuti ma non per questo meno delicati o ad alto rischio. Sono i 13 Comuni che tornano al voto dopo commissariamenti di due anni, conseguenza dello scioglimento per infiltrazione e condizionamento della criminalità organizzata. Un numero molto alto, tra i maggiori da molti anni. Segno di speranza nel cambiamenti, ma anche di preoccupazione. Soprattutto perché alcuni si portano sulle spalle due o tre scioglimenti per mafia in pochi anni.Domenica si rivoterà, dunque, in tre Comuni siciliani: Mascali (Catania), Polizzi Generosa (Palermo) e Augusta (Siracusa). In tre Comuni della Campania: Grazzanise in provincia di Caserta, mentre in quella di Napoli troviamo Quarto e Giugliano, 120mila abitanti, la terza "città" della regione, feudo del clan Mallardo, camorra del cemento e recentemente anche dell’azzardo, il territorio più martoriato dalle discariche legali e illegali, come la famosissima Resit del "re delle ecomafie" Cipriano Chianese, ma anche terra di emarginazione con i campi rom accanto ai veleni delle discariche e le strade piede di "schiave del sesso".Giugliano è il paese di Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità anticorruzione, che orgogliosamente ci abita. «Mi attendo una scelta di rinascita per la mia città - ci confessa -. Spero che il commissariamento abbia un effetto di palingenesi anche se la presenza di più di 500 candidati non mi tranquillizza».È anche la speranza di Valerio Taglione, presidente del Comitato don Peppe Diana. «C’è la speranza di una svolta. Che si cominci davvero ad occuparsi di questo territorio. Ma siamo anche preoccupati. La camorra è un po’ allo sbando ma altri stanno tentando di occupare gli spazi, vecchi e nuovi riferimenti, mondo politico e imprenditoriale».Sono le stesse speranze e preoccupazioni che troviamo in Calabria dove i comuni che tornano al voto sono addirittura sette. E non c’è da stupirsi visto che la regione ha da sempre il record di scioglimenti per mafia. Ecco dunque San Calogero in provincia di Vibo Valentia e, soprattutto, i sei Comuni reggini: Ardore, Casignana, Melito Porto Salvo, Montebello Ionico, Siderno e San Luca, il paese di una lunghissima faida (sfociata anche nella strage di Duisburg), centro dal quale si governano i ricchissimi traffici di cocaina, più volte sciolto per infiltrazione mafiosa. «C’è preoccupazione che malgrado i commissariamenti le cose non possano cambiare – dice Deborah Cartisano, referente di Libera per la Locride, e figlia di Lollò Cartisano, l’ultimo sequestrato dalla ’ndrangheta, mai tornato a casa –. Noi ci speriamo e ci impegniamo, perché se non fosse così vorrebbe dire che anche questa volta hanno vinto loro». E Deborah sa bene di cosa parla visto che il suo paese, Bovalino è stato sciolto da poco e quindi lì non si voterà, così come in altri 20 Comuni ancora commissariati.E non si voterà a Platì, altro famoso paesino aspromontano, sciolto tre volte e nel quale non si e riusciti a presentare nessuna lista. «C’è tanta sfiducia, la gente si sente abbandonata – spiega il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva –. È un malessere di fondo, disaffezione legata all’estrema povertà del territorio dove la disoccupazione arriva al 75%. Una gravissima situazione che si vuole affrontare ma che poi rimane. E così la gente cerca altrove le soluzioni dei suoi problemi. Non nella politica».
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