martedì 1 luglio 2014
A favore dell'emendamento hanno votato i partiti della maggioranza, Fi e Lega; contrari M5s, ex M5s e Sel. Testo in aula il 9 luglio.
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Riforme, alla fine i nuovi senatori godranno dell’immunità parlamentare né più né meno dei loro colleghi deputati. A larga maggioranza, la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato un emendamento che conserva, anche per i nuovi membri del Senato, le tutele e le garanzie previste oggi per i parlamentari, secondo le linee introdotte con la  riforma dell’immunità approvata del 1993. In sostanza anche i nuovi senatori, indicati dai consigli regionali, non potranno essere arrestati, perquisiti o intercettati senza l’autorizzazione dell’assemblea a cui appartengono. Mentre potranno essere indagati e arrestati in caso di flagranza di reato o dopo una condanna passata in giudicato. Tutti i gruppi hanno votato a favore dell’immunità, tranne gli appartenenti al M5S e a Sel che hanno votato contro. I "grillini" hanno protestato duramente, contro quello che ritengono il mantenimento di un privilegio della Casta: « Le larghe intese si son ricompattate – ha commentato il senatore Nicola Morra –  per ripristinare l’immunità parlamentare. Ora capisco perché tanta fretta sulla riforma del Senato. Devono tenerci fuori perché sanno che, seppur disposti a dialogare, non difenderemo mai i loro privilegi!». Critica anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia: «Cooptati, nominati e anche immuni. Piuttosto che andare verso la terza Repubblica stiamo tornando al Medioevo». Ma sull’atteggiamento dei Cinquestelle si apre anche un "giallo" con polemiche, perché democratici e leghisti rinfacciano ai senatori del M5S di aver presentato giorni fa un emendamento, firmato anche dal capogruppo, che introduceva l’immunità anche per i nuovi senatori. L’accordo sull’immunità –  un aspetto importante ma non decisivo –  fa praticamente da apripista all’approvazione definitiva. Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi è fiduciosa: «Il dibattito è stato approfondito senza ostruzionismo. Siamo davvero vicinissimi, mi auguro di completare nei prossimi giorni il lavoro in Commissione. Se tutto procede come è iniziato, penso proprio che entro il mese di luglio riusciremo a votare la riforma in aula». La capigruppo ha fissato l’aula per il 9 o il 10 luglio. Rimane in piedi lo scoglio più grande, quello del Senato elettivo, sul quale si condensa una minoranza trasversale, composta da senatori dissidenti di Forza Italia, Pd, della quasi totalità dei leghisti e di esponenti di altri gruppi. Mario Mauro, presidente dei Popolari per l’Italia, si dice sicuro che « il nuovo Senato sarà elettivo. Penso infatti che così lo voglia la stragrande maggioranza degli italiani». Il governo però pare non essere preoccupato più di tanto, convinto che il patto con Berlusconi reggerà alla prova dell’aula, nonostante qualche mal di pancia nelle file di Fi. Spiega il senatore renziano Andrea Marcucci: «L’andamento del voto in Commissione Affari costituzionali testimonia che l’accordo tra i partiti regge. C’è molto ottimismo anche per quanto riguarda l’aula. Alla fine a opporsi alle riforme sarà una minoranza».  La Commissione ha anche approvato lo statuto dei diritti delle minoranza per la Camera e, su proposta dei cinquestelle, l’obbligo costituzionale per i parlamentari di essere presenti in aula. Respinta invece l’idea di decadenza dei parlamentari dopo un tot di assenze ingiustificate.
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