giovedì 13 febbraio 2014
Il Cavaliere guiderà la delegazione di Forza Italia attesa domani al Quirinale. Lo conferma la nota del Colle sul calendario di domani. Il sindaco di Firenze, invece, non farà parte della delegazione del Pd.
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La giornata di domani delle consultazioni avviate dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per la formazione del nuovo governo si aprirà al Quirinale alle 10. In programma anche l'incontro con la Lega Nord che però ha fatto sapere che non salirà al Colle. I dirigenti del Carroccio parlano di grave attacco alla democrazia. Non incontrerà Napolitano anche il Movimento 5 stelle, che aveva annunciato che avrebbe disertato le consultazioni.  Si partirà con gli esponenti della minoranza linguistica del Sudtiroler Volkspartei. A seguire nella mattinata la minoranza linguistica della Valle d'Aosta, il Centro Democratico, il MAIE-Alleanza per l'Italia, il Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI), Fratelli d'Italia, Grandi Autonomie e Libertà e "Per le Autonomie (SVP, UV, PATT, UPT) - PSI - MAIE" che chiuderanno alle 12.20 gli incontri.I colloqui riprenderanno nel pomeriggio alle 16 con Nuovo Centrodestra. A seguire Per l'Italia, Scelta Civica, Sel, Forza Italia per chiudere, alle 19.15, con il Pd.Silvio Berlusconi guiderà la delegazione di Forza Italia attesa domani al Quirinale per le consultazioni con il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Lo conferma la nota del Colle sul calendario di domani. Matteo Renzi, invece, non farà parte della delegazione del Pd.Oggi ci sono stati i colloqui con il presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Camera Laura Boldrini, il presidente la delegazione del gruppo Misto al Senato, guidata da Loredana De Petris, e quella del gruppo Misto alla Camera con Pino Pisicchio.LETTA SI DIMETTE DA PREMIERIl presidente del Consiglio Enrico Letta si è dimesso questa mattina al Quirinale. Il Parlamento potrà discutere su origini e motivi della crisi nel corso del dibattito sulla fiducia al nuovo Governo, come è già avvenuto nel passato, anche recente.Nella nota del Quirinale - emessa al termine del colloquio, durato circa tre quarti d'ora, fra Napolitano e Letta - si spiega che non ci sarà un passaggio parlamentare. "Essendo venuto meno il determinante sostegno della principale componente della maggioranza di governo, il Presidente del Consiglio ritiene che a questo punto un formale passaggio parlamentare non potrebbe offrire elementi tali da indurlo a soprassedere dalle dimissioni, anche perché egli non sarebbe comunque disponibile a presiedere governi sostenuti da ipotetiche maggioranze diverse" si legge nel comunicato del Quirinale. Il Presidente della Repubblica ha preso atto della posizione espressa da Letta e sottolineato che il Parlamento potrà comunque esprimersi sulle origini e le motivazioni della crisi allorché sarà chiamato a dare la fiducia al nuovo Governo. La stessa procedura, spiega la nota del Quirinale, è del resto già stata seguita in seguito alle dimissioni di Berlusconi e Monti durante la scorsa legislatura. Da parte sua il Presidente della Repubblica svolgerà nel più breve tempo possibile le consultazioni dei gruppi parlamentari al fine di avviare la complessa fase successiva che dovrà condurre a una efficace soluzione della crisi.Le reazioni. Germania e Santa SedeMolte le reazioni arrivate anche dall'estero. Il governo tedesco segue con grande attenzione gli sviluppi della situazione politica italiana, e auspica una rapida soluzione ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert. Un invitoa cambiare pagina arriva anche dall'Osservatore romano. "Ciò che rimane, agli occhi degli italiani e degli osservatori oltre confine, è il consumarsi di un'ennesima crisi di Governo dalle motivazioni e dai rituali che sanno di stantio" scrive il giornale della Santa Sede rilevando che con Renzi arriva perciò il momento nel quale deve voltare pagina l'Italia intera, dopo venti anni poco utili.La direzione del Pd ha votato ieri a favore dell'ordine del giorno con cui si chiede un nuovo Governo, sulla base della relazione del segretario Matteo Renzi. I sì sono stati 136, i no 16 e 2 gli astenuti. La direzione del Pd ha votato ieri a favore dell'ordine del giorno con cui si chiede un nuovo Governo, sulla base della relazione del segretario Matteo Renzi. I sì sono stati 136, i no 16 e 2 gli astenuti. Intanto Silvio Berlusconi ha convocato lo stato maggiore, mentre i dirigenti di Forza Italia hanno chiesto di parlamentarizzare la crisi e a Renzi di rispettare i patti sulle riforme. Il Nuovo Centrodestra, riferiscono fonti parlamentari, non farà la stampella di un esecutivo di sinistra, quindi non ci sarà un sì a priori, ma eventuali accordi sui programmi. "Il Governo è caduto per uno scontro interno al Pd - detto Angelino Alfano -. Io mi sento di spendere parole più generose verso questo Governo di quelle spese da direzione Pd. O Governo con grandi ambizioni o pronti al voto". "Ci confronteremo con la proposta di Renzi che ha un perimetro ben chiaro", ha continuato Alfano, aggiungendo che "il segretario del Pd ha detto che la proposta si rivolge alla maggioranza che ha sostenuto il Governo Letta, che si chiami Governo di servizio, di emergenza o di necessità". Poi ha sottolineato: "Noi siamo indisponibili a un Governo politico che abbia un connotato di sinistra. Che sia di centrosinistra. Se non ci sono le condizioni politiche, se noi non potremo essere gli avvocati del centrodestra, noi diremo no al Governo". Anche Sel pone condizioni e per ora annuncia di voler restare all'opposizione. "Un Governo con Alfano non ci interessa", dice Gennaro Migliore. "Il Movimento 5 Stelle non voterà la fiducia a un Governo guidato da Matteo Renzi, anche se c'è la disponibilità a valutare nel merito le singole proposte", afferma Casaleggio. "Un contratto di Governo in un orizzonte di legislatura", dice Benedetto Della Vedova di Scelta civica. "Se sarà Renzi il prossimo presidente del Consiglio incaricato gli diamo un minimo di credito e vediamo cosa vuol fare", dice Matteo Salvini della Lega.La borsa corre, lo spread scendePiazza Affari corre più di tutti. Nel giorno delle dimissioni del premier Enrico Letta e in vista del passaggio del testimone a Matteo Renzi, il listino milanese ha guadagnato più degli altri mercati europei (+1,62% a 20.436 punti), riportando le lancette indietro di oltre tre anni (luglio 2011). A sostenere gli acquisti sul listino hanno contribuito anche le indicazioni sul Pil, tornato a crescere nell'ultimo trimestre del 2013, mentre lo spread tra Btp-Bund si è riportato sotto i 200 punti base. Ma i riflettori in questa giornata erano puntati soprattutto sulla svolta al Governo con l'imminente ingresso di Renzi a Palazzo Chigi. Intanto a Piazza Affari a correre sono state soprattutto Finmeccanica (+4,99%) e Tod's (+4,32%) al fianco del Banco Popolare (+4,02%) e del tandem della famiglia Agnelli: Cnh industrial +3,68% e Fiat +2,80%. Tra i titoli in calo invece Mps (-0,76%), Telecom Italia (-0,93%) mentre dal Brasile sono arrivate rassicurazioni sul mantenimento di Tim Brasil.

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