mercoledì 13 aprile 2016
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Il prossimo referendum sulle trivelle si è rivelato, in seno alla Chiesa italiana, l'occasione per un "risveglio delle coscienze". Il segretario generale della Cei Nunzio Galantino, ha invitato le comunità a confrontarsi sulla questione ambientale sollevata dall'estrazione di gas e petrolio, alla luce dell'Enciclica Laudato Si' di Papa Francesco. In cui tra l'altro si legge: "Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili deve essere sostituita progressivamente e senza indugio... ». «Non c'è un sì o un no dei vescovi al referendum - ha spiegato monsignor Galantino - ma occorre porre molta attenzione al tema».

A quell'invito hanno già risposto in molti.I VESCOVI LUCANI: LIBERTA' DI COSCIENZAUn appello «alla libertà di coscienza di ciascuno». I vescovi lucani invitano ad usare come faro gli insegnamenti della Chiesa sulla salvaguardia del creato, che papa Francesco ha racchiuso nell'enciclica Laudato si'. Tutti, dai cittadini, ai politici e alle imprese. Allo sfruttamento delle risorse naturali in Basilicata, infatti, ricorda in una nota la Conferenza episcopale della regione, «non sempre è stata riservata la giusta attenzione in tema di salute e ambiente». E così, il risultato non è solo la preoccupazione tra la popolazione «ma, in talune occasioni, veri e propri allarmi sociali». Tutta la chiesa lucana poi – è la presa di posizione riguardo le vicende giudiziarie – «esprime vicinanza alle popolazioni della Val D'Agri e della Valle Del Sauro» e «condivide la richiesta di giustizia» che viene da quei territori. Citando proprio l'ultimo scritto di Francesco, i vescovi della Basilicata ricordano che tutti siamo chiamati ad assumerci «in maniera esplicita, fattiva e anche pubblica le nostre responsabilità» nei confronti di un problema «di vitale importanza non solo per il bene della nostra regione o del nostro Paese, ma per il mondo intero».                                                                                          LE DIOCESI DELLA CALABRIA (Domenico Marino)«Un certo modello di sviluppo che obbedisce ai grandi potentati economici ha fatto scempio del nostro territorio. È mai possibile che del sud ci si ricordi solo quando parliamo di trivellazioni e altro? Possiamo ridurlo a una sorta di pattumiera?». Se l'è chiesto il vescovo di Cassano all'Jonio, Francesco Savino, partecipando a Trebisacce, lungo lo Jonio Cosentino, a una manifestazione per il no alle trivelle in mare. «Io andrò a votare al referendum e voterò sì, perché dico no alle trivellazioni. Noi vescovi – ha aggiunto don Francesco –ci occupiamo soprattutto di educare il popolo ad avere coscienze attente e responsabili. È l'ora della responsabilità anche sulla questione ambientale. Non possiamo non porci la domanda di fondo: quale progetto ambientale, quale investimento ambientale vogliamo realizzare in Italia e in particolare qui al sud?». Sulla necessità di salvaguardare il Creato anche dalle trivelle s'è espresso limpidamente pure il vescovo di Lamezia Terme, Luigi Cantafora. «Il mare ci interessa, il verde ci riguarda, la persona e la sua salute sono un bene imprescindibile. Mentre ci avviciniamo al referendum promosso da alcune Regioni il prossimo 17 aprile, le notizie circa gli sfruttamenti fino ad esaurimento dei giacimenti di idrocarburi nocivi alla salute delle persone che pongono a serio rischio il Mediterraneo e l'ambiente in tutta Italia, sono come macigni pesanti che cadono lungo la strada di un futuro umanamente sostenibile».Savino e Cantafora s'inseriscono sulla scia aperta dal presidente della Conferenza episcopale calabra e vescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone. In passato anch'egli pastore della Chiesa di Cassano. La cui costa è particolarmente toccata dal dibattito poiché interessata da un iter già avviato per l'esplorazione d'un giacimento di metano. Si pensa a un pozzo d'estrazione sulla terraferma, tra i Laghi di Sibari e l'area archeologica, da dove tubi d'acciaio scenderanno sottoterra, curvando in direzione dello Jonio per raggiungere il giacimento "Laura", individuato negli anni '70 dall'Eni e poi abbandonato, a quattro chilometri dalla costa e a una profondità di circa 1.300 metri. Padre Vincenzo Bertolone aveva sottolineato come «la Chiesa non può restarsene immobile di fronte all'eventualità che le mezze verità possano porre a repentaglio il Creato, che papa Francesco ha invitato a considerare la "casa comune" di tutti i sistemi viventi e non viventi, che, in quanto tale, appartiene a Dio e da Lui è stato donato agli uomini, non ai governi». LA CONFERENZA EPISCOPALE SARDAQuella del referendum sulle trivelle è “una questione particolarmente importante e delicata rispetto alla quale i cittadini tutti e i cattolici in particolare sono chiamati a prendere una posizione ragionata e documentata”, scrivono i vescovi sardi in un documento firmato qualche giorno fa. “La salvaguardia del Creato, che comprende sempre anche la dimensione dell’ecologia umana e la promozione del lavoro per l’uomo, posto dal Creatore a custodire e coltivare la terra, è un impegno e una responsabilità di tutti, cittadini e istituzioni”, si legge nel comunicato: al tempo stesso, “la ricerca tecnologica di energie rinnovabili e sempre meno inquinanti è una priorità non più procrastinabile”.

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