venerdì 23 gennaio 2015
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​​"Serve un nome forte, saggio e prudente, capace di guardare a tutto il Paese. Vicino ai giovani, alla gente e ai poveri". Si può "pensare anche a un rappresentante della società civile". E comunque "no a giochi e scambi politici contro il bene comune del Paese". Sono le indicazioni che monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso e presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, dà in un'intervista a Radio Vaticana sull'elezione del nuovo capo dello Stato. Alla domanda se il voto per il Quirinale non rischi di essere una questione privata per i professionisti della politica, attraverso giochi e scambi parlamentari, Bregantini risponde che "un pò sono inevitabili, perché i partiti sono la prima mediazione che rappresenta la nostra gente per questa scelta così delicata". "Io mi auguro - prosegue - che sottotraccia emerga, invece, un nome qualificato. Anche l'attenzione ad essere cauti, evitando l'errore dell'altra volta, di esporre in maniera immediata nomi che poi sono stati bruciati". "Il primo grande interesse che noi abbiamo - sottolinea ancora Bregantini - è l'interesse di tutti, il bene comune. In particolare, io darei tre priorità a questo ipotetico nome che mi auguro che sia un nome gradito, che venga individuato con discernimento. Prima di tutto, che ascolti molto i giovani e che quindi sia attento alle loro precarietà; secondo, che sappia essere profondamente attento e molto vicino alla gente, e quindi anche umile, sereno, magari con costi ancora minori al Quirinale, con attenzione, in fondo, ai bisogni profondi e grandi della gente, che visiti molto le periferie della nostra Italia, si informi, prenda atto dal vivo delle situazioni particolari". E, terzo, "le alleanze mondiali le faccia con il cuore di Papa Francesco, cioè con il cuore delle periferie. Cioè non solo le solite, consuete, grandi Nazioni, ma l'Italia sappia intrecciare rapporti in particolare con il Nord Africa".
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