lunedì 20 giugno 2016
Al Nazareno i vertici del Pd ammettono la sconfitta. Al secondo turno l'elettorato di centrodestra ha sostenuto il M5s. E già c'è chi pensa ai rischi di un voto con l'Italicum. (R.Pol.)
Analisi / Il verdetto netto delle urne Il Pd: sconfitta senza attenuanti
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​Il verdetto è netto. Il Movimento Cinque Stelle vince e il Pd perde. "A Roma e a Torino una sconfitta senza attenuanti", ammettono i vertici del Partito democratico in una notte di analisi dure dove già si pensa al referendum di ottobre che all'improvviso appare molto più complicato di come sembrava e si ragiona sulle elezioni del 2018 (probabilmente già oggi ci sarà chi aprirà un ragionamento sui rischi di un voto politico con l'Italicum). Matteo Renzi capisce fino in fondo le difficoltà. Capisce la portata della sconfitta. Capisce la necessità di mettere immediatamente mano a un partito arrugginito, senza benzina, senza volti nuovi.  GLI ESITI DEL VOTOI SINDACI ELETTI NEGLI ALTRI 14 CAPOLUOGHI DI PROVINCIALa notte che si è appena conclusa è drammatica. Nell'ufficio del capo del governo (che è anche il segretario del Pd) al secondo piano del Nazareno arrivano il sottosegretario della presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti e subito dopo il ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini. Ci sono tutti in questa primo vertice dopo la disfatta. Ci sono il presidente del Pd Matteo Orfini e il vice-segretario Debora Serracchiani. C'è tensione. Preoccupazione. Roma era una sconfitta annunciata e anche le proporzioni del trionfo di Virginia Raggi che chiude con 35 punti di vantaggio su Giachetti potevano essere pronosticate.

Virginia Raggi sindaco di RomaMa la disfatta di Torino dove la sinistra governava dal 1993 non era stata messa in conto: Appendino prende 20 punti a Fassino e da meno 11 del primo turno chiude a più nove. Questa fa pensare. E fa pensare la cavalcata dei Cinque Stelle che già ragionano sul voto politico e già sognano Palazzo Chigi. M5S non vince solo Roma e Torino; vince in 19 dei 20 comuni dove era al ballottaggio, E Luigi Di Maio sintetizza il risultato con parole nette: "Altro che voto di protesta. Ora siamo pronti a governare". Già perchè al secondo turno, i 5 Stelle intercettano un consenso ampio e trasversale: la Raggi passa da 461mila a 750mila voti; la Appendino da 118mila a oltre 200mila. Mentre il Pd a stento riesce a mantenere l’elettorato fidelizzato al primo turno.

L'esultanza da De Magistris a NapoliDetto in modo forse esageratamente sintetico la destra, o meglio gli elettori di destra, al secondo turno votano i 5Stelle. Non accade il contrario, come invece racconta il dato di Milano, nel senso che l’elettorato a 5Stelle non converge sul candidato del centrodestra Stefano Parisi. Il quale passa solo da 220mila voti del primo a 250 del secondo, segno di una minore capacità espansiva.  Renzi proverà a minimizzare. Spiegherà che era e resta un voto sulle città. Che sue dimissioni non sono nemmeno da prendere in considerazione. Che il referendum di ottobre è la sua partita e andrà in maniera diversa da questa. Ma al di là delle parole il premier sarà costretto da subito a cambiare. A ricostruire il partito. A ripensare il rapporto con la minoranza. E magari a ragionare su una legge elettorale che rischia di aprire a M5S le porte di Palazzo Chigi e del governo.

Sì perchè se si votasse oggi con l’Italicum, al secondo turno si salderebbe, attorno ai 5Stelle, un fronte elettorale anti-renziano in grado di battere il Pd. I pentastellati con Grillo (che in tutta la campagna elettorale ha scelto di rimanere al lato) non spaventano, anzi attraggono. Soprattutto nei quartieri popolari: a Roma 4 elettori su 5 hanno votato Raggi. E stessa cosa succede a Torino. Ora nelle prossime ore si valuteranno meglio i numeri ma un dato c'è. Netto. I 5Stelle vincono e la vittoria va oltre le aspettative. Il Pd perde e dovrà immediatamente cambiare.

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