martedì 22 luglio 2014
Il Presidente: "Non si agitino spettri di macchinazioni autoritarie". E poi "La riforma dell'assetto parlamentare non è meno importante delle altre riforme"  (Arturo Celletti)
INTERVISTA Pizzetti: pronti anche alla ghigliottina
COMMENTA E CONDIVIDI
Una mattina a riflettere sui titoli di alcuni quotidiani. «Riforme in bilico». «Riforme nel pantano». «Allarme riforme». Giorgio Napolitano legge e pensa. Poi capisce che tocca a lui intervenire, ancora una volta, per provare a spiegare alle forze politiche che questo è il momento della verità e che un nuovo fallimento avrebbe ripercussione drammatiche sulla credibilità del Paese e sulla sua capacità di superare questa fase così complicata. Usa parole nette il capo dello Stato. Messaggi forti e diretti. «È ora di superare l’estremizzazione dei contrasti, un’esasperazione ingiusta e rischiosa nella legittima espressione del dissenso, anche sul piano del linguaggio», dice l’inquilino del Quirinale incontrando la stampa parlamentare. È un appello «pacato, ma fermo». Che si lega all’ennesimo invito a «lavorare per «un'ampia convergenza politica in Parlamento». E dunque a «dialogare e a cercare intese anche attraverso inevitabili mediazioni». In queste parole c’è la sfida finale del capo dello Stato. C’è il suo pressing condotto con assoluta determinazione. «Per serietà e senso della misura nei messaggi che dal Parlamento si proiettano verso i cittadini, non si agitino spettri di insidie e macchinazioni autoritarie...», ripete Napolitano. Il tono della voce è basso, ma la forza delle parole assoluta. «... E non si miri a determinare in questo modo un nuovo nulla di fatto in materia di revisioni costituzionali». Al Senato ancora non si vota. L’ostruzionismo dei cinque Stelle e di Sel (ma anche i dubbi della minoranza Pd e di un pezzo importante di Fi) blocca la corsa della Riforma. Renzi e il ministro Boschi provano a spingere e Napolitano non rinuncia a fare la sua parte. Lo fa chiedendo dialogo. Lo fa dicendo basta contrasti esasperati. Ma lo fa anche ripetendo che sulle riforme la «discussione è stata libera, estremamente articolata e non c’è stata improvvisazione o improvvida frettolosità». L’asse governo-Quirinale è evidente. Napolitano difende la Riforma e spinge per arrivare a un superamento del bicameralismo paritario. «Va superato, è un’anomalia tutta italiana», ripete il presidente della Repubblica che poi spiega: «È un' incongruenza costituzionale sempre più indifendibile e fonte di gravi distorsione del processo legislativo», ma «paradossalmente ha finito per essere quasi idoleggiato come un perno del sistema di garanzie costituzionali». Nell’intervento di Napolitano il tema vero è uno solo: le grandi riforme istituzionali. «Non sono meno importanti di quella del mercato del lavoro e della spesa pubblica», puntualizza il Presidente che vuole credere in una svolta, in uno scatto di responsabilità. Che ripete la necessità di dialogo e di convergenze perchè senza «naufragherebbe ancora una volta il tentativo, per altro già così tardivo, di riforma della seconda parte della Costituzione». C’è la corsa (faticosa) verso il Nuovo Senato. E c’è l’altra partita: quella della legge elettorale. «Si va verso attenta ridiscussione del testo», avverte il capo dello Stato. Ma c’è anche la riforma della Giustizia che ora forse è meno complicata. Napolitano torna per qualche istante alla sentenza di assoluzione sul processo Ruby. E cita le parole di Berlusconi. «...L’equilibrio e il rigore ammirevolì che caratterizzano il silenzioso ruolo della grande maggioranza dei magistrati». Il quadro è complesso, il rischio di un drammatico nuovo fallimento reale. E in questo quadro c’è anche il nodo della permanenza di Napolitano al Quirinale. «Sono concentrato sull’oggi e ho innanzitutto ritenuto opportuno e necessario garantire la continuità ai vertici dello Stato nella fase così impegnativa del semestre italiano di presidenza europea». Parole nette. Per dire "niente scherzi" ora che i riflettori del mondo sono tutti puntati sull’Italia. Poi un’ultima considerazione. «Decido io quando dimettermi, è una valutazione che appartiene solo a me stesso», ripete Napolitano facendo trapelare un certo fastidio per le voci che, di tanto in tanto, lo vogliono in uscita per motivi di stanchezza fisica. «Non esercitatevi in premature e poco fondate ipotesi e previsioni», ripete l’uomo del Quirinale. Anche perchè oggi la sfida delle riforme è a un punto di svolta e lui vuole fare la sua parte fino in fondo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: