giovedì 21 marzo 2013
​Oggi il giorno di Grillo, Berlusconi e Bersani. Dopo il «primo giro», sembra più lontano il ritorno al voto. Grasso: esecutivo necessità assoluta. Boldrini: il Colle vuole soluzione rapida.
Bersani cerca i numeri (Roberta D'Angelo)
COMMENTA E CONDIVIDI

Nelle telegrafiche comunicazioni di Pietro Grasso e Laura Boldrini, neopresidenti di Senato e Camera, c’è per intero il pensiero di Napolitano su quanto dovrà accadere da qui a pochi giorni. «Con il capo dello Stato – dice l’ex procuratore antimafia – abbiamo la concorde determinazione circa la necessità assoluta di dare un governo al Paese. Si percorreranno tutte le strade possibili». Trenta minuti dopo Boldrini aggiunge un elemento temporale non indifferente: il Colle vuole un esecutivo «il prima possibile».Nel primo giorno di consultazioni, e nei primi due colloqui, dunque, il presidente sembra fissare i suoi paletti: vietato dare il via libera a tentativi senza sbocchi; vietato imbrigliare le sue prerogative impedendogli di provare altre strade; vietato giocare di tattica lasciando il Paese esposto al vento della crisi.Parlando con Grasso e Boldrini, Napolitano ha fatto intendere ciò che potrebbe dire, oggi alle 18, al segretario del Pd Pier Luigi Bersani: «Vuoi provare a raccogliere una maggioranza? Bene, torna tra 72 ore e dimmi quali numeri hai». Settantadue ore, non un minuto di più. Un incarico-lampo. E se i conti non tornano, si passa oltre. Subito. Una richiesta che potrebbe giungere così netta da indurre Bersani a rinunciare e passare la mano? Da largo del Nazareno giurano di «no», ma tutto è possibile.Le altre consultazioni di giornata sembrano orientate a sviluppare un piano B, un governo di scopo con pochi punti di natura europea, economica e istituzionale (la legge elettorale): ascoltando le eterogenee rappresentanze dei gruppi misti, gli autonomisti sudtirolesi e valdostani, socialisti, vendoliani e montiani, Napolitano ha capito che c’è poca voglia di voto e ha messo da parte un elenco di temi che potrebbe piacere a tutti: lavoro, pressing sull’Ue per allentare il rigore, fisco. Tuttavia, ieri, l’unica disponibilità a reggere uno schema largo il Colle l’ha incassata solo da Scelta civica: il coordinatore Andrea Olivero ha auspicato infatti un esecutivo «solido che prosegua il cammino delle riforme con l’assunzione di responsabilità delle principali forze politiche». Escluso invece a priori M5S, un altro elemento negativo per il segretario e che ha lasciato perplesso anche il Colle. D’altra parte Vendola (Sel), Nencini (Psi) e i sudtirolesi, tre pezzi del centrosinistra, non hanno dubbi: «Serve un governo di innovazione, e l’incarico spetta a Bersani. Qualcuno – dice Vendola riferendosi a Berlusconi – vuole portare il Paese in un’infinita campagna elettorale».

Ma la partita vera inizia stamattina con la salita al Colle di Beppe Grillo, dei capigruppo M5S e (forse) del guru Roberto Casaleggio. Il Movimento potrebbe sparigliare, chiudendo prima del tempo il tentativo di Bersani. Ieri emergevano segnali preoccupanti per il segretario Pd: «Se Napolitano proponesse un nome esterno ai partiti – dicevano i grillini –, noi lo valuteremmo con grande attenzione». Un’apertura.E non sarà indifferente, oggi, anche il pressing di Berlusconi e della Lega per le «larghe intese» e per un accordo sul nuovo inquilino del Colle. Dunque Bersani potrebbe salire al Quirinale quando Napolitano avrà raccolto una serie di indicazioni negative per lui. Con quali conseguenze? È tutto da vedere. Il leader pd, forte di eventuali segnali notturni provenienti da M5S, Lega e Monti, potrebbe tirare dritto sulla richiesta di un «mandato pieno», assicurando anche un metodo «collegiale» per l’elezione del prossimo capo dello Stato. Oppure potrebbe ritirarsi, suggerendo a Napolitano di affidare un mandato esplorativo a una figura istituzionale (Pietro Grasso?). Se l’uomo del presidente fallisse, ragionano i bersaniani, si anticiperebbe l’elezione del Colle e Bersani non si brucerebbe, restando in sella sia per nuovi tentativi di formazione del governo sia per eventuali elezioni. È un rebus. E per orientarsi Napolitano, alle 12.15, ascolterà a Palazzo Giustiniani il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi. La sua saggezza tornerà utile.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: