venerdì 19 agosto 2016
Mattarella al Meeting, il valore dell'incontro e le polemiche (becere) preconfezionate
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È un peccato che il bel discorso di Sergio Mattarella in apertura del Meeting di Rimini sia stato piegato a una polemica preconfezionata di metà agosto, a caccia di titoli fuori luogo per replicare a un titolo forzato. Un'affermazione persino scontata di Mattarella a Rimini, («ci si illude di risolvere il problema con un “vietato l’ingresso”» è servita a riaprire il fuoco sull'immigrazione e a scatenare una polemica becera e irrispettosa da parte della Lega, senza nemmeno fare la fatica di leggere per intero almeno quella parte del discorso in cui lo stesso Mattarella aveva premesso che «nessuno può augurarsi che si verifichino spostamenti migratori sempre più imponenti», avvertendo del rischio che questo possa davvero avvenire, «non governando il fenomeno con serietà e senso di responsabilità». Un ammonimento rivolto a tutti sia per chi crede di risolvere chiudendo le frontiere, sia per chi crede che lo si possa gestire aprendole indiscriminatamente, senza minimamente andare a un affronto dei problemi economici, politici e diplomatici alla radice, che rischiano di farlo esplodere se lasciati a se stessi. «Ci può soccorrere, permettendo di governarlo in sicurezza, soltanto il principio che ci si realizza con gli altri. Che vuol dire far crescere – sul serio e presto - possibilità di lavoro e di benessere nei Paesi in cui le persone hanno poco o nulla, perché, in concreto, il loro benessere coincide pienamente con il nostro benessere», ha aggiunto Mattarella, e a bene vedere sono concetti che la stessa Lega porta avanti, sin dai tempi di Umberto Bossi. Passano invece inosservati altri messaggi importanti che Mattarella ha mandato. Quello sul terrorismo, che potrà essere «sconfitto solo con la nostra civlità», indicando il «dialogo fra le fedi» come «necessità storica». E quello in cui, parlando del referendum del 1946 Monarchia-Repubblica, è impossibile non cogliere un riferimento all'oggi, quando dice che da quel «confronto democratico», da quella «divisione degli orientamenti» fummo capaci di uscire con «una straordinaria forza unitaria». Temi che il capo dello Stato inscrive nel tema della Kermesse in un abbraccio forte e sincero con la platea del Meeting valorizzandone lo spirito del dialogo fra popoli e fra fedi diverse che lo ha caratterizzato sin dall'inizio, e rivolgendosi soprattutto ai giovani. Accettando di rispondere, uscendo un po' dal rigoroso cliché istituzionale degli incontri riminesi, alla e domande di tre di loro e indicando la strada per uscire dalle difficoltà che vedono soprattutto coinvolte alcune aree del Paese e le giovani generazioni. Ancora una volta la via d'uscita, stando al tema del Meeting di quest'anno, sta nell' “io” che si apre a un “tu”, il dialogo che valorizza le differenze come arricchimento, guardando ai diversi «geni» locali come espressione, insieme, del composito «genio italico, apprezzato all'estero più di quanto noi pensiamo». Mattarella saluta, ricambiato da una vera standing ovation finale, con un doppio monito. Uno ai giovani a credere e investire su questa loro «creatività». E un altro alle istituzioni, a far di tutto perché essa sia sempre più favorita e accompagnata.
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