sabato 24 settembre 2016
Zaia: canali umanitari per i profughi, tocca all'Europa
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Accelerare sui corridoi umanitari è possibile. A patto che a farsi carico del progetto sia l’Europa, che sin qui ha fallito in materia d’immigrazione, e che alla fine arrivino i profughi veri, cioè chi scappa da guerre e fame. Non altri». Per Luca Zaia, governatore del Veneto, è tutto già scritto nel documento firmato con i "colleghi" di Lombardia e Liguria, Roberto Maroni e Giovanni Toti. «Tutto nasce dal presupposto di aiutare persone in difficoltà reale. E su questo siamo d’accordo. Il punto semmai è un altro».Quale?Per sapere se chi chiede protezione a noi ne ha poi diritto, occorre andare a casa sua e verificare chi è, da dove arriva e perché domanda effettivamente aiuto. In concreto, vanno creati centri di prima accoglienza nei Paesi del Nord Africa, luoghi in cui identificare, ospitare e assistere i migranti. I canali umanitari vanno progettati a partire da qui.L’ipotesi di accelerare sulla proposta lanciata dalla Comunità di Sant’Egidio insieme alla Federazione delle Chiese evangeliche e alla Tavola valdese, sta raccogliendo consensi tra diversi parlamentari. Lei che ne pensa?I canali umanitari vanno aperti a profughi veri, mentre oggi in Italia due migranti su tre non hanno i requisiti per chiedere asilo al nostro Paese, essendo migranti di tipo economico. Parlo per i veneti: da noi gli stranieri residenti sono 517mila, il 10,8% della popolazione. Non troverà mai chi a priori vuole tirare su i muri, siamo gente che sa cos’è la solidarietà. Ma ciò non ci impedisce di vedere le cose come stanno.E come stanno le cose, a suo parere?Le risposte immaginate sin qui hanno fallito. L’Europa deve vergognarsi di non avere una politica migratoria, il sistema delle quote coi ricollocamenti in aereo si è rivelato una farsa. Il metodo Merkel non esiste, quanto al nostro Paese è debole e non sa cosa fare, come dimostra la scelta di due giorni fa del premier di avocare a sè i compiti in materia migratoria. Non possiamo confrontarci con persone che arrivano illegalmente e che seguono la legge del taglione.Non crede però che sia necessario riconoscere il gran lavoro svolto sul fronte dell’accoglienza, da parte di molti Comuni e parrocchie, anziché tentare di lucrare voti facili inseguendo le paure dell’opinione pubblica?Ripeto: neanche tra i più fondamentalisti e rigorosi troverà qualcuno che non sia disponibile ad accogliere bambini in fuga dalle guerre... ci mancherebbe altro... Lo stesso vale per l’impegno delle realtà ecclesiali, che non metto in dubbio. Però chi arriva in casa nostra deve sapere che affronteremo il problema in modo chiaro, senza scorciatoie e senza vie di fuga. L’immigrazione sta diventando la madre di tutte le battaglie e noi non possiamo accettare profughi che girano per i nostri territori col telefonino in mano o, peggio, che buttano cibo per terra.Cosa propone? L’accoglienza a piccoli gruppi, come ipotizzato dal Viminale e realizzato da alcune diocesi?No, l’accoglienza diffusa altro non è che equa divisione del malessere. Va fatta una selezione dei migranti all’origine, vanno realizzati canali umanitari sotto l’egida europea e bisogna fare fronte comune, a livello politico, per far capire che i modelli utilizzati sin qui non hanno dato risultati. Questo Paese deve dotarsi di leggi serie e severe, sapendo che i percorsi di integrazione non saranno facili. L’Italia ha garantito solidarietà a iosa, l’Europa non è pervenuta.
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