venerdì 25 ottobre 2013
​La rivista dei giuristi cattolici italiani propone un ampio e documentato dossier sulla discussa norma. Garancini, presidente Ugci di Milano: «In nome della tolleranza "speciale" predica intolleranza» e «in nome di una libertà d’espressione per alcuni pochi predica negazione della libertà d’espressione per altri».
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Il disegno di legge contro l’omofobia, approvato in prima lettura dalla Camera il 19 settembre, presenta il «forte rischio» di «una deriva antiliberale». Lo scrive e lo dimostra Marco Ferraresi, ricercatore di Diritto del lavoro all’Università di Pavia e presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani pavese, in un lucido e documentato articolo che apre il Forum monografico su «Omosessualità e "omofobia"» pubblicato sul nuovo fascicolo del trimestrale Iustitia.La rivista di informazione e cultura dell’Ugci offre come utile strumento di riflessione quattro interventi che riflettono e argomentano sulla legge passata ora all’esame del Senato. Con le firme di Gianfranco Garancini («La proposta di legge "anti-omofobia" tra – legittima – garanzia della libertà individuale e – inaccettabile – protezione del soggettivismo»), Ferrando Mantovani («I delitti di "omofobia" e di transfobia e le inquietudini giuridiche») e Maria Costanza («Genere o non genere, questo è il problema») Iustitia mette a disposizione dei lettori dati di fatto, idee controcorrente e spunti giuridici per formarsi un’opinione documentata su una vicenda che ha diviso l’opinione pubblica ed è ben lontana dal chiudersi, anche perché finalmente nell’opinione pubblica alcune vicende (il caso-Barilla in primis) hanno aiutato a comprendere le incognite della discussa norma. «Taluni movimenti che promuovono la proposta di legge – scrive Ferraresi – già utilizzano toni verbali accesi contro chi esprime un pensiero diverso, minacciando sin da ora azioni legali». Ed è ugualmente vero che «all’estero, là dove vigono già leggi simili, i margini della libertà di espressione nell’applicazione giurisprudenziale e nella prassi amministrativa sembrano assottigliarsi significativamente, rischiandosi conseguenze penali financo per la mera citazione in pubblico dei passi biblici in tema di omosessualità». In realtà, documenta Ferraresi, «sembra che il diritto italiano già protegga adeguatamente la persona, doverosamente, qualunque sia il suo orientamento sessuale o di "genere"». Per questo motivo, e per le pesanti perplessità sui limiti alla libertà di espressione, «la legge desta forti dubbi di illegittimità costituzionale, peraltro emersi nel corso della discussione nella Commissione Affari costituzionali della Camera».A far pensare a una possibile incostituzionalità della legge, ammesso (e non concesso) che venga approvata in via definitiva nell’attuale formulazione, sono il «profilo dei princìpi di tassatività della fattispecie penale e di libertà di manifestazione del pensiero» ma anche la limitazione dei capisaldi «di libertà religiosa e di libertà educativa, comprensiva della educazione sessuale, dei genitori verso i figli e delle scuole verso gli alunni». Di legge «inaccettabile» parla anche il giurista Gianfranco Garancini, presidente Ugci di Milano, biasimando l’idea di una norma che «in nome della tolleranza "speciale" predica intolleranza» e che «in nome di una libertà d’espressione per alcuni pochi predica negazione della libertà d’espressione per altri». Di «dettagli non certo irrilevanti» nella legge sull’omofobia che «agevolano il percorso per raggiungere il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali e l’attribuzione alle stesse del diritto di adozione» parla il direttore e animatore di Iustitia Benito Perrone, in un editoriale nel quale richiama l’attenzione sull’inquietante documento «Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)» varato dal Dipartimento per le pari opportunità (sotto il governo Monti) per promuovere «"buone prassi" – come ricorda Perrone – che promuovano la realizzazione in concreto degli obiettivi prefissati, che stravolgono, senza parere, alcuni pilastri culturali della Costituzione».
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