martedì 23 settembre 2014
​Presentati sette emendamenti sulla riforma dei contratti. Il ministro Poletti: nel partito discussione aperta.
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Per circa due ore, nella sala Aldo Moro alla Camera, gli esponenti delle diverse aree della minoranza Pd si sono riuniti per discutere degli emendamenti alla riforma del Lavoro che da giorni ha spaccato le diverse anime del partito. All'incontro, erano presenti gli esponenti di Area riformista Alfredo D'Attorre e Stefano Fassina, ma anche Rosy Bondi, Pippo Civati, i presidenti delle commissioni Bilancio e Lavoro della Camera Francesco Boccia e Cesare Damiano. E ancora, Vannino Chiti, Barbara Pollastrini, Paolo Fontanelli. L​icenziamenti discriminatori a parte, non in discussione, "sul resto c'è una discussione del Pd" che "guarderà tutte le questioni che sono aperte" ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al termine della riunione Pd in Senato, aggiungendo che "questo posso dire io, io faccio il ministro", al resto "pensi il segretario del Partito democratico". "Noi abbiamo fatto una impostazione della delega aperta, perché la nostra intenzione era e continua ad essere quella di rappresentare in maniera organica tutti gli elementi che sono dentro la delega", ha detto ancora il ministro. Una volta approvata è "chiaro" che avrà "un senso organico e di completezza, quindi i decreti attuativi dovranno essere costruiti con l'obbligo di coerenza". Sette gli emendamenti presentati dalla minoranza del Pd. Tra questi spicca la richiesta di una piena tutela dell'articolo 18 per tutti i neoassunti dopo i primi tre anni di contratto a tutele crescenti. L'emendamento ha come primo firmatario il senatore Federico Fornaro. Anche gli altri emendamenti riguardano l'articolo 4, vale a dire il contratto a tutele crescenti e il riordino delle forme contrattuali. Chiesto tra l'altro uno "sconto" sul costo per le aziende del contratto a tempo indeterminato e la riforma degli ammortizzatori, con tanto di specificazione delle risorse, prima di procedere alla revisione delle tipologie contrattuali. La minoranza Pd chiede a Matteo Renzi e agli esponenti della segreteria del partito un incontro per discutere le linee di un documento unitario sul lavoro da presentare in direzione. "Da partenostra - spiega Alfredo D'Attorre - c'è grande disponibilità efiducia che si possa arrivare a una posizione unitaria". "Non chiamateci fronda delle minoranze. Non è così" dice ancora D'Attorre. L'intento, spiega, è farsi promotori di una "soluzione unitaria" nel Pd sul modello tedesco, con il contratto a tutele crescenti e la previsione del reintegro in caso di licenziamento illegittimo dopo i primi tre anni.
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