venerdì 10 maggio 2013
​Il ministro dell'Integrazione a Firenze, dove si commemorano i 63 anni della Dichiarazione di Schuman: non mi fermeranno. Barroso: l'Ue è l'alternativa ai nazionalismi.
INTERVISTA Marazziti: il nodo va sciolto, E l'identità nazionale si rafforzerà (L.Liverani)
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Non sono certo questi che mi fermeranno... Il tema della cittadinanza non può restare inascoltato». Sotto i soffitti lignei di Palazzo Vecchio, dipinti nel Cinquecento dal Vasari, il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge incontra i cronisti in una pausa del summit sullo Stato dell’Unione europea.Lo striscione offensivo esposto a Macerata non l’ha fiaccata: «Conta la risposta della società civile. L’Europa ha diversi modelli di cittadinanza: non ho mai auspicato uno ius soli puro, applicato solo negli Usa. Il nostro continente va verso uno ius soli temperato…». Arriva il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, per pronunciare il discorso sullo Stato dell’Unione: «Non bisogna demonizzare i nazionalismi e l’euroscetticismo, ma dimostrare che l’Ue è la migliore alternativa». Nel 63° anniversario della Dichiarazione di Schuman, Firenze torna capitale europea come nel Rinascimento, col sindaco Matteo Renzi a fare da padrone di casa. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in un messaggio auspica che la Ue prosegua con le riforme «a sostegno della ripresa dell’economia e dell’occupazione». Cittadinanza, solidarietà, accoglienza sono fra i concetti più declinati dagli ospiti internazionali del summit, insieme ai loro contrari, come la xenofobia e le folate “scissioniste” che squassano il continente: «La paura e il pregiudizio si diffondono a causa di gruppi nazionalisti e demagogici, che sfruttano l’attuale malessere sociale di coloro che non hanno un lavoro e che non hanno fiducia nel futuro. Solo un federalismo europeo può far convivere 500 milioni di persone di culture diverse», osserva il ministro degli Esteri Emma Bonino. «L’Unione Europea è parte della soluzione, non del problema», aggiunge il ministro per le Politiche europee, Enzo Moavero Milanesi, mentre il senatore a vita ed ex-premier Mario Monti è convinto che molte forze politiche, anche in Italia, abbiano lucrato voti con l’antieuropeismo. Il presidente della Camera Laura Boldrini punta il dito sugli Stati, Italia compresa, che respingendo migranti verso alcuni Paesi hanno violato i loro diritti fondamentali e le imprese, «anche europee» che sfruttano lavoratori di altri continenti, compresi gli oltre 900 morti a Dacca nel crollo di una fabbrica. Ormai, denuncia, «la solidarietà cede il passo a atteggiamenti  meschini, vendicativi, che dividono l’Europa invece di unirla». Non solo: «Forze estremiste,  spesso con espliciti accenti neonazisti, sono attualmente rappresentate in alcuni parlamenti nazionali. Bande razziste si aggirano per le strade di alcuni Paesi europei, molestando e aggredendo migranti e rifugiati. Bisogna agire contro gli Stati che violano diritti fondamentali». Il Commissario europeo agli Affari Interni, Cecilia Malmstrom, impegnata nel contrastare la tratta di esseri umani, torna sul nodo della cittadinanza: «Sono i singoli Stati ad avere competenza in materia, ma l’esperienza dimostra che concederla ai migranti di seconda generazione abbassa il rischio di discriminazione, prevenendo conflitti sociali». E nel grande salone dei Cinquecento, prima di tornare a Roma, il ministro Kyenge formula un auspicio: «Vorrei un’Europa contraria a ogni discriminazione in cui tutti, autoctoni e stranieri, lavorino per una società di persone uguali davanti alla legge».
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