martedì 27 agosto 2013
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Beppe Grillo sente odore di crisi di governo e si lancia all’attacco. «Adesso non c’è più tempo. O vanno a casa loro, o va a casa il Paese. In mezzo non c’è nulla. Prepariamoci alle elezioni per vincerle». Anche con il vituperato Porcellum. Per poi cambiare la legge elettorale a vittoria acquisita. «È finito il tempo delle mele», avverte, «quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare».I toni usato sul blog di Grillo sono i soliti, veementi contro la casta, incarnata da «portaborse, comparse, cortigiani, inciucisti, voltagabbana, politichini costruiti in laboratorio» che andrebbero «cacciati a calci in c...» con il voto dagli italiani, «trattati come servi». Questi politici, prosegue con sfiducia, «non cederanno niente, neppure un’unghia incarnita». Ma nel mirino continua a esserci anche il presidente della Repubblica, "reo", a detta dell’ex comico, di disegnare «da anni strategie fallimentari, come investito da un’autorità suprema». E le prove fallimentari sarebbero, con il solito storpiamento dispregiativo dei nomi, i governi di «Rigor Montis» e di «Capitan Findus» (Letta). Il leader dei 5 Stelle vede la riprova di tutto nella «farsa» dell’elezione di Napolitano con i voti di Berlusconi. Tutto si terrebbe, insomma.La difficoltà del movimento sta però nel tenere insieme l’attacco veemente alla legge Calderoli con la volontà di tornare alle urne con lo stesso meccanismo (che nella consultazione del febbraio scorso l’ha portato a un clamoroso successo). «È necessario tornare immediatamente alle elezioni e poi, se governerà il M5S, cambiare in senso democratico la legge elettorale, farla approvare da un referendum e incardinarla in Costituzione», tuona il leader. Che insiste: il M5S è stato il solo a votare per la decadenza del Porcellum e ha raccolto 350mila firme per introdurre le preferenze. Proposte «lasciate marcire dal 2007 da tutti i partiti, nessuno escluso». Con questi attori politici - che oltretutto vogliono il presidenzialismo e il Parlamento ridotto a «stuoino» - nessuna riforma si può ipotizzare. Farlo è da «anime belle».Anche i fedelissimi Vito Crimi e Luigi Di Maio si schierano contro gli «inciuci». L’ex capogruppo al Senato denuncia: «Vogliono fare il colpo di mano con un Super-Porcellum per farci fuori». Anche il vicepresidente della Camera lancia l’allarme: «Vediamo di non farci fregare. Occhi aperti e sangue freddo». Girano voci, prosegue, che fanno tornare la memoria indietro alle norme discusse alla fine della scorsa legislatura (definite a suo tempo "anti-Grillo"). «Sulla legge elettorale diciamo tutti la stessa cosa, anche se ci fanno sembrare divisi», conclude Di Maio. L’attuale capogruppo a Palazzo Madama, Nicola Morra, ricorda come il Pd non votò l’abrogazione del Porcellum proposta dal suo Roberto Giachetti.Dai democrat arriva a Grillo da un lato l’accusa di intelligenza con il Pdl. E di giocare allo sfascio. La formulano Francesco Russo e Giorgio Merlo. Dall’altro l’invito è a schierarsi in Parlamento e non solo a «scrivere proclami sul blog», incalzano i senatori Isabella De Monte, prima firmataria della procedura di urgenza per cambiare la legge elettorale, e Mario Morgoni.
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