lunedì 22 aprile 2013
Al via ufficialmente il secondo mandato, con il giuramento davanti alle Camere riunite a Montecitorio. Commozione e applausi durante il discorso a Camere riunite. Già domani i colloqui con Boldini e Grasso, L'incarico per la formazione dell'esecutivo potrebbe arrivare mercoledì. LEGGI IL DISCORSO INTEGRALE
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È un Giorgio Napolitano particolarmente commosso, quello che alle 17 giura alle Camera riunite a Montecitorio. Più volte interrotto dagli applausi (anche i grillini lo hanno accolto in piedi, ma senza applaudire) e più volte costretto ad asciugarsi le lacrime, il capo dello Stato ha poi pronunciato un discorso alto, impegnativo, ricco di spunti, a tratti duro con le forze politiche. Dapprima ha ringraziato i parlamentari per averlo eletto con grande suffragio, segno di rinnovata fiducia. "Per quanto mi costi e per quanto questa scelta mette a dura prova le mie forze - ha aggiunto -, non potevo declinare l'invito, mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del Paese. È a questa prova che non mi sono sottratto. Ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità". Durissimo l'attacco alle forze politiche: "Convenienze, tatticismi e strumentalismi". Ecco "che cosa ha condannato alla sterilità o a esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento".In particolare, resta "imperdonabile la mancata riforma della legge elettorale del 2005". La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell'abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare" Non solo la mancata riforma della legge elettorale, ma anche "il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione" meritano di essere definite "imperdonabili" da parte del Presdiente della Repubblica, Giorgio Napolitano,che ha ricordato come queste ultime revisioni pur "faticosamente concordate e poi affossate" non sono "mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario"."Ma ho il dovere di essere franco: se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al Paese. Non si può più, in nessun campo,sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana". Poi Napolitano ha affrontato il problema numero uno dell'Italia, la disoccupazione e la mancanza di prospettive per i giovani. In particolare, "occorre un colpo di reni per il Mezzogiorno",

"Apprezzo l'impegno con cui il movimento largamente premiato dal corpo elettorale come nuovo attore politico-parlamentare ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l'influenza che gli spetta: quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento", ha proseguito Napolitano.

"Non può, d'altronde, reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i partiti. La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche - ha concluso Napolitano- senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del 'metodo democratico'"."A 56 giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio - dopo che ci si è dovuti dedicare all'elezione del Capo dello Stato - si deve senza indugio procedere alla formazione dell'esecutivo. Lavorare in Parlamento sui problemiscottanti del paese non è possibile se non nel confronto con un governo come interlocutore essenziale sia della maggioranza sia dell'opposizione". Il governo deve "avere la maggioranza in ambedue le Camere".
"Qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori, o qualunque patto - se si preferisce questa espressione - si sia stretto con i propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni. Essi indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di intese più ampie, e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise a problemi di comune responsabilità istituzionale". "Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione, di un diffondersi dell'idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche"
 
Viva il Parlamento, viva la Repubblica, viva l'Italia, ha concluso Napolitano, conquistandosi una standigovation da parte dei parlamentari riuniti in seduta comune. Gli unici a non battere le mani per Napolitano sono stati gli eletti del Movimento 5 Stelle. Come avevano annunciato, senatori e deputati grillini si sono infatti alzati in piedi ma non hanno applaudito.
Le consultazioni per il nuovo governo. Da domani Napolitano inizierà le consultazioni per la formazione del governo: al mattino vedrà i presidenti di Camera e Senato Boldini e Grasso. Mercoledì potrebbe già affidare l'incarico al futuro presidente del Consiglio. Il capo dello Stato chiederà una assunzione di responsabilità a Pd, Pdl, Lega Nord e Scelta civica. L'obiettivo da raggiungere è facilitato dalle condizioni poste da Napolitano nel momento in cui ha accettato la candidatura: serve un governo di larghe intese per affrontare le emergenze politiche ed economiche..Il problema da risolvere è la mediazione tra le posizioni di Pdl e Pd. Il primo vorrebbe un esecutivo di forte caratura politica, il secondo preferirebbe ministri di area o che della compagine ministeriale facciano parte i "saggi" nominati da Napolitano che hanno steso i documenti programmatici ora destinati a diventare l'ossatura programmatica del governo.Per quanto riguarda la premiership, la scelta più probabile sarebbe quella di Giuliano Amato o Anna Maria Cancellieri con tre vice: Enrico Letta, vicesegretario del Pd, Angelino Alfano, segretario del Pdl, e Mario Mauro, Scelta civica. Sulla candidatura di Amato c'è però da superare il veto della Lega Nord. Il segretario Roberto Maroni e Umberto Bossi dichiarano: "Mai a Palazzo Chigi chi ha portato via i soldi alla gente".Ci sono problemi anche nel Pd. Rosy Bindi annuncia che "le larghe intese non sono la soluzione migliore", bocciando un incarico al compagno di partito Letta. Con Pier Luigi Bersani e l'intera segreteria dimissionaria, il Pd deve decidere come gestire questa fase. La riunione di direzione di domani dovrà fissare la data del congresso straordinario da tenersi prima dell'estate e deciderà probabilmente di eleggere un gruppo dirigente transitorio che dovrà gestire questa fase in modo collegiale. Fra una decina di giorni si dovrebbe tenere l'Assemblea nazionale del partito. Ma è sulla scelta di sostenere o meno il nuovo governo che il dibattito nel Pd potrebbe precipitare fino alla scissione.
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