venerdì 26 luglio 2013
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​«Il nostro compito ora è quello di lavorare per impedire, con emendamenti ad hoc, che un provvedimento condivisibile, nato per combattere contro la violenza, l’odio e la discriminazione, si trasformi in un tentativo di scardinare l’ordinamento vigente». È quanto afferma Lorenzo Dellai, capogruppo a Montecitorio di Scelta Civica.Quali sono, a suo parere, i punti della legge che necessitano di modifiche o chiarimenti?Innanzitutto la difesa del principio di libertà di opinione e di espressione. Sugli orientamenti sessuali il pluralismo di opinioni, se espresso naturalmente senza odio o violenza, non può essere criminalizzato. Ma la libertà di opinione – ed è il secondo punto –  deve diventare anche libertà di organizzazione interna per le istituzioni che si richiamano espressamente a concezioni religiose o morali. Infine il terzo punto: la finalità della legge è chiara, quella di combattere la violenza omofobica e chi incita a commetterla. È un intento giusto e condivisibile che però va chiaramente circoscritto e delimitato. Non deve, insomma, diventare un grimaldello per modificare surrettiziamente il quadro giuridico, penso ad esempio al diritto di famiglia. Nel suo partito si è verificata una divisione tra laici e cattolici sulla legge contro l’omofobia...In Scelta Civica convivono, come del resto negli altri gruppi, sensibilità, religioni e culture differenti. Ma come gruppo parlamentare abbiamo tenuto sulla legge contro l’omofobia una posizione unitaria, responsabile ed equilibrata, che ha permesso di migliorare notevolmente il testo. Si è deciso unanimemente che la legge sull’omofobia deve servire a combattere la violenza, non a introdurre istituti giuridici per i quali servono, eventualmente, leggi apposite.Che ne pensa del comune impegno trasversale dei parlamentari cattolici?Da una parte in questo Parlamento ci sono maggiori elementi di difficoltà rispetto al passato, nel senso che – parlo da cattolico – c’è una maggioranza di deputati che fa propria l’accresciuta sensibilità dell’opinione pubblica per alcuni temi specifici. Per altro verso, ho notato una maggiore disponibilità dei parlamentari cattolici presenti nei diversi schieramenti a lavorare insieme sui temi eticamente sensibili. Questo è stato possibile anche perché si è attenuata una certa contrapposizione ideologica che finiva per dividere più che per unire. Su questi temi la difesa del proprio punto di vista si deve associare alla capacità di creare consenso anche in chi ha una cultura diversa. In questo modo si riescono a trovare delle soluzioni equilibrate e rispettose di tutti.
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