giovedì 31 luglio 2014
Voci su un possibile arrivo del consigliere economico Yoran Gutgeld al posto del commissario alla spending review. Il premier riflette sui dati preoccupanti dell'Istat.
LA BUSSOLA Il  premier ora è tra due fuochi di Eugenio Fatigante
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"Rispetto e stimo Cottarelli: farà quello che crede. Ma non è Cottarelli il punto fondamentale: la spending review la facciamo anche se va via, dicendo con chiarezza che i numeri sono quelli". Matteo Renzi davanti alla direzione Pd sfida a muso duro l’uomo chiamato per tagliare la spesa che nelle ultime ore aveva fatto emergere tutto il suo fastidio per "nuove spese non coperte". "La spending si fa comunque, sia che c'è un commissario sia che ce ne sarà un altro", dice il premier confermando così i rapporti tesi. La giornata resta complicata. Sul piano politico parlamentare e su quello dei conti. I dati sull'economia "sono sempre altalenanti" anche se "il dato della crescita è più basso di quello che ci aspettavamo", ammette il capo del governo. E va avanti: "Non siamo nelle condizioni di avere un percorso virtuoso come immaginavamo. Noi ci siamo impegnati però come Pd a fare tutte le riforme e non molliamo di mezzo centimetro. Il Paese è in condizione di tornare a creare ricchezza in Europa e nel mondo. È nelle condizioni finalmente di guidare la ripresa dell'Europa".
 
Resta intanto il dibattito aperto su Cottarelli. Renzi è duro. Le voci su un possibile arrivo del consigliere economico di Renzi Yoran Gutgeld al posto di Cottarelli si accavallano. Ma mister tagli per ora non lascia: "Il lavoro continua non ho nulla da dire". Poi Graziano Delrio prova a minimizzare: "Non c'è alcun caso Cottarelli, andiamo avanti così", ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio arrivando a largo del Nazareno per la direzione del Pd. Ma proprio in direzione Renzi affonda il colpo."La situazione economica nella quale siamo - continua il premier - non è quella che avremmo voluto vedere. Si immaginava ripresa a livello europeo che non sta arrivando o sta arrivando in modo meno forte. Se la ripresa non arriva è perché dobbiamo fare di più e meglio"."Le cose vanno cambiate non perché noi abbiamo bisogno di tempo ma perchè sennò salta l'Eurozona", ha detto Renzi, nella replica al dibattito della Direzione Pd. Il presidente del Consiglio è ripartito dalla sua frase "che neanche ricordavo di aver detto" sul fatto che "non siamo in un percorso virtuoso". Frase che "sta suscitandoo un casino nelle redazioni". E allora il premier spiega: "Non è la situazione economica che avremmo voluto vedere. Ma anche il governo precedente immaginava una ripresa che non sta arrivando, o comunque che sta arrivando in maniera meno forte. Quindi nella sostanza politica il fatto che sia l'idea il luogo dove fare la battaglia è un punto centrale".Sul quale già "ci sono stati degli elementi di successo" come l'aver "ottenuto quel documento che ha portato Juncker a dire dei 300 miliardi per investimenti. Poi magari non lo farà, ma resta che l'Europa deve cambiare approccio". E poi "il patto europeo è anche di stabilità, ed è la prima volta che viene riconosciuto in un documento. E non è stato facile.Perchéè scontiamo un pregiudizio: noi non abbiamo fatto tutto quello che è nelle nostre possibilità per riprendere a correre. Se lo avessimo fatto la nostra autorevolezza in Europa sarebbe molto più forte".
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