mercoledì 28 gennaio 2015
​​L'assemblea capitolina lo ha istituito con 32 voti favorevoli e 10 contrari. Marino: ora Renzi faccia la legge nazionale. Tarzia (Movimento Per): provvedimento ideologico, solo fumo negli occhi. 
EDITORIALE Sbandierata confusione di Ginafranco Marcelli
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​La città di Roma avrà un registro delle unioni civili. È quanto ha sancito l'Assemblea capitolina approvando, con 32 voti favorevoli, 10 contrari e 1 astenuto, la delibera che ne prevede l'istituzione. L'esito della votazione finale è stata accolta in aula Giulio Cesare da applausi e grida di gioia da parte dei tanti attivisti lgbt presenti. "Finalmente anche Roma si è dotata di un registro delle unioni civili. Si tratta di un risultato atteso da tempo, che pone la nostra città sempre più in prima linea sul fronte dei diritti degli individui e del riconoscimento dei legami affettivi, stabili e duraturi". Così il sindaco Ignazio Marino ha commentato l'istituzione del registro delle unioni civili in Campidoglio. "Aspettiamo che il prossimo passo arrivi da una legge nazionale che, così come affermato autorevolmente dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, sarà votata entro i primi mesi del 2015" ha aggiunto Marino. Nell'aula del Campidoglio erano presenti anche Nichi Vendola, leader di Sel e Vladimir Luxuria. Dure critiche dalle opposizioni. "Il sindaco Marino, confermando le sue straordinarie doti di fantasioso della politica, impone a Roma l’ennesimo provvedimento strumentale e ideologico, oltre che inutile” afferma Olimpia Tarzia, presidente del Movimento Per Politica Etica Responsabilità e vice presidente della commissione cultura della Regione Lazio. “Come tutti sanno, infatti, l’ordinamento italiano non permette, in rispetto al dettato costituzionale, alcun tipo di matrimonio, unione, patto tra persone dello stesso sesso. Una certa sinistra, - continua Tarzia - evidentemente amante del teatro, da qualche anno in molte delle città che si trova ad amministrare si diverte a sbandierare ‘la conquista del registro delle unioni civili’. Succede poi che persone ignare, più o meno in buona fede, vanno lì e lasciano i loro nomi. Conseguenze? Nessuna: fumo negli occhi".
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