martedì 3 febbraio 2015
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Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell'odio e dell'intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell'ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano". Fra i passaggi più applauditi del discorso di insediamento di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica c'è stata la scellta di rendere omaggio alla a memoria di Stefano Gaj Taché, bambino rimasto vittima a soli due anni nell'attentato alla sinagoga di Roma il 9 ottobre 1982 da un commando terrorista, come emblema della barbarie terrorista dell'integralismo religioso. Erano le 11,55: alla fine dello Sheminì Atzeret che chiude la festa di Sukkot le famiglie uscivano dal Tempio con i bambini che avevano appena ricevuto la benedizione. Un numero imprecisato di attentatori prima lanciò delle bombe a mano tra la folla, poi aprì il fuoco con i mitra. Trentasette persone rimasero ferite. Degli attentatori ne venne individuato solo uno, Osama Abdel Al Zomar, che venne arrestato in Grecia il 20 novembre 1982. Dopo aver scontato un periodo nelle carceri greche per una condanna legata al traffico di armi fu poi rilasciato e fuggì il Libia. L'attentato alla sinagoga di Roma sarebbe da attribuirsi alla fazione palestinese capeggiata da Abu Nidal, e rientra in una serie di attentati che nei primi anni Ottanta colpirono diversi obiettivi ebraici in Europa.
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